La Via 12 marzo

«Ho amato anch’io, cosa credi. Ogni mio affetto mi ha portato soltanto disgrazie, e confusione. Anche il più luminoso di tutti…» .

Si interruppe.

Lo vidi ricordare ardentemente.

«Quando si ama qualcuno, proviamo sempre il contrario per qualcun altro. Solo Dio si può amare in santa pace.»

(dal libro “I miei stupidi intenti” di Bernardo Zannoni)

UN UOMO DIVERSO  (Gv 4,5-42).

Era una donna che conduceva una vita monotona e consunta.

Le giornate erano racchiuse dentro gesti che ripeteva meccanicamente senza aspettarsi più nulla.

Certo non si può dire fosse una vita come quella di tanti altri: non a tutte le donne capita di aver avuto tante relazioni affettive come lei.

Ma forse proprio questa era la peggiore tra le sue abitudini: già sei volte le era accaduto di farsi sedurre da un nonnulla, forse uno sguardo o una parola di complimento, per trovarsi poi delusa, ripiegata su sé stessa e gettata nella sua solitudine.

Ogni volta ripeteva a sé stessa: “quest’uomo sarà diverso!” e ogni volta, puntualmente, la disillusione arrivava veloce e lei si ritrovava al capolinea dell’amore.

Dietro ai suoi gesti ripetuti c’era quindi un cuore che ripeteva sempre gli stessi passi e gli stessi errori giustificati dal desiderio, insopprimibile, di non volere un surrogato consunto al quale si è subito in cerca di altro.

Eppure anche dentro le sue stanche abitudini Dio aveva in serbo per lei una sorpresa.

Al pozzo un uomo le chiede acqua da bere.

E lo fa senza che la sua voce tradisca nessun ammiccamento e nessuna volontà di provarci con lei come tutti gli altri prima.

E così si ritrova, quasi inconsapevole, ad essere lei a chiedere acqua; a manifestare cioè la sua sete, il suo bisogno di un amore vero e non di plastica.

Gesù trova il modo di farle abbandonare quella sorta di pensiero magico che ci induce a credere di poter spegnere la nostra sete affidandoci a qualcuno o qualcosa di esterno da noi.

Solo Dio in verità, può calmare la nostra sete.

Solo in Lui trova pace il nostro cuore.

All’infuori di Lui sarà sempre precaria l’esperienza della nostra felicità.

Sempre accompagnata da un’altalena di slanci e cadute.

E a volte per nulla.

Don Umberto

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