La Via

La Via 13 febbraio

 LA FEDE NON SERVE PER STARE BENE.

(Lc 6,17.20-26).

 Siamo abituati a leggere ed ascoltare le beatitudini così come ce le presenta l’evangelista Matteo: Gesù sale su una montagna e da lì parla ai suoi discepoli toccando temi che sono squisitamente interiori.

Nella versione di Luca invece, che abbiamo letto oggi, le beatitudini sono pronunciate in luogo pianeggiante.

Basterebbe questo a suggerirci una prospettiva diversa.

Le beatitudini di Luca infatti non parlano di condizioni interiori, ma di situazioni esteriori, concrete e tangibili.

La gente che era intorno a Gesù era gente malmessa: poveri, sventurati, persone a cui mancava spesso il necessario.

Suscitavano compassione, ma non certo invidia.

Avrebbero dovuto avere altro a cui pensare invece che seguire Gesù!

Eppure, probabilmente proprio questa loro precarietà, questo non stare bene li rendeva più sensibili all’annuncio di Cristo.

Su queste categorie di persone la parola del Signore esercitava un’attrattiva indubitabile ed era motivo per tutti gli altri di pensieri carichi di scetticismo.

Se attorno a Gesù c’erano così tanti disgraziati, che continuavano ad esserlo, forse non valeva del tutto la pena seguirlo.

Oltre al fatto che spesso seguire il Vangelo era, ed è anche oggi, motivo di accrescimento di pene nella vita.

Ci si sente toccati dai dolori di tutti; ci si fa carico delle sofferenze degli altri; ci si sente in colpa…

Ma non sarebbe meglio essere meno sensibili e vivere più sereni fregandosene un po’?

Effettivamente la fede non serve per stare bene.

Ma obiettivo della vita è stare bene?

O non è piuttosto essere buoni e farlo il bene?

Se per fare il bene ci si tira addosso pene e problemi questo non è un buon motivo per cambiare strada.

Il dogma assoluto dello stare bene è così tanto nella nostra testa che questa ci sembra la domanda giusta da fare agli altri: “stai bene?”

Ogni tanto bisognerebbe avere la forza di ribattere: ”ma che razza di domanda è?”

Ma poi scatterebbe la nostra coscienza erronea a farci sentire sgarbati.

Non se ne esce più!

E da un perbenismo all’altro finiscono annacquate le parole del Signore.

Don Umberto