La Via

La Via 21 novembre

ESSERE COME TUTTI?

(Gv 18,33-37).

 La monarchia fa la sua comparsa nella Bibbia solo dal X secolo a.c.

Fino a quel momento Israele era un popolo che non aveva re.

Mal sopportava però questa sua condizione di diversità, questo suo non essere come gli altri popoli.

E così le Scritture ci consegnano una immagine molto forte: tra regalità e conformismo c’è affinità.

L’affinità non consiste nel fatto che tutti siano re, perché è condizione riservata solo ad alcuni.

Essa consiste piuttosto nel modo di intendere la vita:

la figura del re richiama il potere di affermare se stessi, la volontà di potenza come criterio di successo, la ricchezza come fonte di felicità e appagamento.

Forse per questo la tradizione cristiana ha accettato il titolo di “Cristo Re” solo molto tardi:

c’era consapevolezza della grande ambiguità contenuta in queste parole.

Non possiamo infatti associare a Gesù la volontà di potenza, l’autoaffermazione e la ricchezza.

E nemmeno accettare con noncuranza che sia giusto per un credente il desiderio di essere come tutti gli altri quando è proprio la differenza cristiana il sale che dà sapore alla nostra vita.

Proprio questa differenza è il messaggio centrale di ciò che oggi celebriamo.

Cristo è Re anzitutto perché è libero.

Il modo di ragionare del mondo non ha orientato la sua scelta né plasmato la sua maniera di pensare.

Ciò che si scatenò su di lui non fu una fatalità tragica che egli accettò passivamente.

Egli andò incontro volontariamente alla sua passione.

Mentre, ad esempio, ciò che fece Pilato non lo fece di sua spontanea volontà, ma pressato dall’opinione pubblica e dall’obbedienza militare al suo imperatore.

Se una persona non è libera, non agisce liberamente come può lasciare liberi coloro che gli sono accanto?

Come può il mondo, così prigioniero del mercato e del consumo, darci la libertà?

Come può farlo un qualsiasi potere politico?

Solo Cristo, che è la verità, rende liberi.

E di questa libertà, con i suoi rischi e le sue conseguenze, egli ci fa dono.

Per questo è il nostro Re.

Don Umberto