La Via

La Via 27 settembre

 SI e NO

(Mt 21,28-32)

Se oggi dovessimo confrontarci con uno psicanalista, probabilmente ci racconterebbe di un mutamento significativo avvenuto negli anni per quanto riguarda i rapporti dei figli con i padri.

Qualche decennio fa il problema era liberarsi dalla figura paterna.

Come si dovesse sciogliere il complesso di Edipo.

La figura paterna era l’incarnazione simbolica dell’istituzione, delle norme rigide e a volte anche repressive che  inibivano la libertà: da qui la necessità di svincolarsi da lui.

Oggi invece si può parlare del contrario: i figli mancano di riferimenti paterni e a questo sono dovute tutta una serie di fragilità psicologiche ed affettive.

Non a caso si parla di complesso di Telemaco e si condensa in questa figura simbolica l’attesa del ritorno del padre.

La parabola evangelica di oggi fotografa esattamente una scena di rapporto tra padre e figli dalla quale emergono riflessioni interessanti.

A determinare il rapporto tra le due generazioni non è ciò che si vede in apparenza, ma ciò che i figli si portano nel cuore.

Più precisamente la loro sincerità.

Dai loro “sì” e dai loro “no” emerge la qualità del legame.

Forse anche noi dovremmo prendere in considerazione di che tipo sono i SI che diciamo (o riceviamo) e così pure i NO che pronunciamo.

Esistono dei sì artificiali, cioè dati senza una convinzione autentica: solo per fare bella figura e apparire persone disponibili, oppure per compiacere chi ci sta davanti o, ancora, nel timore di ferire chi ci è vicino.

Questi tipi di sì prima o poi perdono il loro valore e manifestano la reale intenzione interiore che li anima.

Così pure esistono dei no pronunciati per puro spirito di contraddizione o voglia di polemica.

A volte per un principio molto teorico o semplicemente per pigrizia.

Questi tipi di no sono come una forma di passaggio ad un valore o ad una verità che col tempo si fa strada.

Gesù un giorno disse “ sia il vostro parlare SI SI, NO NO. Il di più viene dal maligno” (Mt 5,17).

Non era solo un invito a non sprecare parole.

Era anche un modo di spingerci ad approfondire la qualità dei nostri SI e dei nostri NO.

Don Umberto