La Via

La Via 1 marzo

 SAZIA LA TUA FAME                                            (Mt 4,1-11).

Oggi leggiamo due episodi di tentazione che terminano in modo contrario.

Al momento della tentazione di Adamo il paradiso diventa un deserto che produce rovi.

Con la tentazione di Gesù il deserto è trasformato in paradiso abitato da angeli.

Adamo cede, Cristo no.

Cosa è accaduto tra le due tentazioni?

Si è sviluppata la storia.

Ma ad un certo punto ha avuto una svolta.

Adamo ha portato con sé tutta la sua razza umana segnata dalla debolezza; Cristo, uscendo indenne, ha comunicato la vita a quella stessa razza perduta.

Non era un successo garantito in anticipo.

Questo è quello che saremmo portati a pensare: in fondo per Gesù è stato più semplice resistere alle tentazioni essendo lui il Figlio di Dio.

Ne siamo certi?

Proprio perché era uomo e Dio, in lui si può supporre una sensibilità così perfetta e affinata che, con la lacerazione interiore indotta dalle tentazioni, era senza dubbio una sofferenza più forte della nostra.

Noi siamo già conniventi con il male; lui non lo era.

Qual è infatti la radice delle nostre tentazioni?

Per noi è tutta questione di fame.

La fame intesa come simbolo.

Abbiamo fame di affetto, di stima, di affermazione, di benessere, di certezze.

E il modo in cui cerchiamo di rispondere a questa fame fa capire bene chi siamo e qual è la nostra scala di valori.

Ci sono infatti modi diversi di rispondere a questa fame.

Secondo Gesù e tutto il suo Vangelo questa fame viene saziata ma attraverso un cammino lungo, costellato di momenti di rinuncia che ci conducono però ad un appagamento più grande e più profondo.

La tentazione è come se fosse una scorciatoia.

Un modo di raggiungere la meta senza fatica, un saziarci immediato e senza sforzo, che lascia però con una insoddisfazione di fondo.

Nella prima lettura è ben descritto come opera la tentazione nella nostra vita e come funziona la dinamica della scorciatoia.

Cancella la memoria dei benefici ricevuti, inganna circa le conseguenze dei nostri atti; falsifica l’immagine di Dio e alla fine corrompe le nostre relazioni.

Non credo che abbiamo bisogno di tutto questo.

Abbiamo bisogno di saziare la nostra fame, ma senza dire dei “no” nessun nostro “si” sarà in grado di farlo.

Don Umberto