Lectio,  Luca

Luca

pdf50LECTIO DIVINA DI Lc18, 9-14
Quest’ultima parte del viaggio, prima dell’ingresso a Gerusalemme, vuole convincerci di un’evidenza: siamo tutti sufficientemente presuntuosi e ricchi da escluderci dal Regno. La nostra umiltà allora sarà riconoscerci nel fariseo; la nostra povertà riconoscerci nel ricco.
In questo dittico abbiamo due modelli di fede e di preghiera. Da una parte il fariseo, che prega davanti al proprio io. Sicuro nella propria bontà, giustifica sé e condanna gli altri. Dall’altra il pubblicano, che, sentendosi lontano da Dio e non potendo confidare in sé, si accusa e invoca perdono.
Tutti i personaggi del Vangelo di Luca sono riconducibili a queste due figure, che rappresentano rispettivamente l’impossibilità e la possibilità della salvezza.
Anzi più esattamente: noi cristiani seri siamo tutti fratelli gemelli del fariseo, il presunto giusto, che Gesù vuol convertire in reo confesso, perché accolga la grazia. In ogni sogno ci sono tre personaggi che contano: io che osservo, un altro che riconosco, e un terzo che non ricordo mai. Questi è proprio il più importante, il medio termine tra me e l’altro. Gesù svela al fariseo questo personaggio inafferrabile mettendogli davanti uno specchio: il pubblicano, nel quale non vuol riconoscersi. .
la parte profonda del suo io che non accetta.
Il Vangelo di Luca incoraggia questo riconoscimento in modo scandaloso condannando il giusto e giustificando il peccatore.
Il giusto è condannato perché, nello sforzo di osservare le prescrizioni della Legge, trascura il comandamento da cui scaturiscono: l’amore di Dio e del prossimo. Il peccatore invece è giustificato. Questo è il vero scandalo del vangelo, che ci permette di accettare la nostra realtà di peccatori in quella di Dio che ci ama senza condizioni – non per i nostri meriti, ma per il suo amore di Padre.
Questo racconto ci aiuta a discernere sulla nostra preghiera. Questa è vera quando, riconoscendoci nel fariseo, facciamo nostra la preghiera del pubblicano Qui Luca dà il colpo di grazia al fariseo che è nel discepolo, proprio nella sua roccaforte: la fede, la giustizia e la preghiera. L’unica differenza tra i peccatori e i giusti sta nel fatto che i primi accettano di essere salvati; i secondi non lo vogliono.
3. Preghiera del testo
a. Entro in preghiera come al solito.
b. Mi raccolgo immaginando la scena nel tempio.
c. Chiedo ciò che voglio: riconoscermi peccatore, solidale con la miseria di tutti e con la misericordia di Dio verso tutti.
d. Traendone frutto, mi identifico col fariseo, guardo il pubblicano e sento cosa dice Gesù.
Da notare:
– confidare in se stessi
– nientificare gli altri
– come prega il fariseo, cosa dice
– come prega il pubblicano, cosa dice
– la valutazione di Gesù.
PREGHIERA CANTATA
Vogliamo salutare il dì che muore
per chiedere perdono al Creatore.

E pace e pace e pace a voi lasciamo,
salute e pace a voi che tanto amiamo.
E pace e pace e pace a chi è tornato,
al povero, al viandante, all’ammalato.
E pace a madre terra e pace al mare,
e pace a chi lontano ha da viaggiare.
E pace e pace e pace ai nostri morti,
salvezza e luce a te sincero porti.
E noi restiamo ora col pensiero
a Dio che ci fa suoi nel suo mistero
(dalla liturgia di Bose)