La Via

La Via 10 novembre

SI PARLA DI RESURREZIONE.                                     (Lc 20,27-38).

La liturgia ci ha educato ad un discorso di continuità: domenica dopo domenica le letture si succedono in un percorso evangelico progressivo e sensato.

A volte però accadono sorprese.

La continuità si interrompe e compaiono temi e argomenti inaspettati.

Avevamo lasciato Gesù a casa di Zaccheo.

Ora lo ritroviamo con i sadducei a parlare di vita eterna e di resurrezione.

Se dovessimo esprimere sinteticamente quale sia la speranza del cristiano dovremmo parlare proprio di resurrezione dei morti!

Abbiamo in noi però la persuasione che perché la vita eterna sia effettivamente la nostra occorre non semplicemente approdare nella comunione di Dio con il nostro principio spirituale, ma anche con la nostra carne.

Occorre cioè che qualcosa da idealizzare la nostra persona venga preservato dalla corruzione della morte.

E spesso non riusciamo a dissociare ciò che noi siamo dal  nostro corpo.

Identifichiamo così la nostra carne con il nostro corpo e ci immaginiamo l’eternità caratterizzata da manifestazioni corporee del tutto simili a quelle terrene.

Come i sadducei che interrogano Gesù e chiedono di chi sarà moglie una donna che ha sposato diversi uomini.

Ma noi possiamo essere ridotti al nostro corpo?

Certamente no.

E tuttavia neppure possiamo essere ridotti alla nostra anima, intesa come principio interiore della vita esteriore.

Siamo entrambe le cose.

Soprattutto a definire la nostra singolare identità, quel che noi siamo, c’è una vicenda precisa, una storia precisa, fatta di incontri, attese e memorie.

Rapidamente si fa strada in noi la convinzione che questa identità non possa vivere per sempre.

La morte ci si rivela come fine inesorabile delle cose.

È proprio questo che ci aspetta?

Morire è un destino ineluttabile, ma non lo è finire.

Gesù lo lascia intendere ne Vangelo di oggi: prosegue una nostra identità, ma diversa.

La carne risorge nel senso che viene riscattata dalla sua fragilità: i nostri rapporti quindi verranno liberati da ciò che li ha appesantiti, magari logorati o incattiviti.

Indubbiamente questo è un dato di fede.

Occorre dare credito alla parola di Gesù per sperimentarne la forza.

I sadducei che lo interrogavano non avevano questo atteggiamento. Non vi erano dubbi in loro ma solo certezze: la resurrezione non esiste.

Chissà se qualcuno avrà mai avuto l’umiltà di cambiare idea.

Don Umberto