La Via 11 novembre

 TUTTO                   (Mc 12,38-44)

C’è da restare sorpresi se si fa caso a quante volte ritorni l’avverbio tutto nei Vangeli di queste domeniche.

Qualche settimana fa c’era il giovane ricco a cui Gesù disse di vendere tutto quello che aveva.

E poi l’apostolo Pietro che disse al Signore “noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”.

Domenica scorsa il primo e più grande di tutti i comandamenti: amerai il Signore Dio con tutto il tuo cuore….

E oggi la povera vedova che getta nel tesoro del tempio tutto quanto aveva per vivere.

Sembra un ritornello tambureggiante che ti lascia in pace solo se non ci fai caso.

Altrimenti la sensazione è la stessa che si ha in macchina quando non ci si allaccia la cintura.

Un suono fastidioso e continuo che ti costringe comunque a fare qualcosa.

Cosa facciamo noi di fronte a questo “tutto” evangelico?

Fa paura pensare ad una simile radicalità: se diamo tutto cosa rimane per noi?

Perché non ci facciamo invece un’altra domanda: se dessimo tutto è possibile che Dio si dimentichi di noi?

E siamo cosi riportati alla sostanza reale delle cose.

E’ una questione di fede. Di pura, unica e semplice fede.

E di cuore.

La vedova di cui parla il Vangelo è una donna che agisce con tutto il cuore.

Fa una cosa non logica, insensata, addirittura non realistica.

E non conosce neppure il seguito del suo dramma.

Neppure noi sappiamo come va a finire la sua storia, come farà a vivere.

Certo con un gesto del genere ella sembra provocare Dio e dirgli “sei con me si o no?”.

Ora, in effetti, tocca a Dio pensare  a lei.

Noi intravediamo in quel gesto un anticipo della croce di Gesù. E la cosa ci manda in crisi ancora di più.

Ma forse non ci fa bene pensare ai gesti eroici.

Più efficace, spiritualmente parlando, guardare in faccia giorno per giorno ciò che abbiamo da fare.

Per farlo con tutto l’amore possibile.

 

 

Don Umberto

 

 

 

 

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