La Via

La Via 23 settembre

 IMPULSI OSCURI                           (Mc 9,30-37)

“Come i cavoli a merenda.”

Nel linguaggio comune si usa questa espressione quando si vuole indicare un discorso fuori luogo, una parola che non c’entra assolutamente con quello che si sta dicendo o che si è appena ascoltato.

Proprio questa è la percezione che si ha nell’ascoltare il testo evangelico di oggi.

Gesù ha appena preannunciato la morte orribile che avrebbe dovuto subire e i discepoli si mettono a discutere tra loro per sapere a chi spettasse il primo posto all’interno del gruppo.

Ci saremmo aspettati almeno un segno di profondo turbamento. Invece, i discepoli come attori smaniosi di primeggiare, cercano di disputarsi il posto più ambito.

E’ solo superficialità la loro?

O non è un modo di rimuovere un pensiero che inquieta, una sorta di fuga?

Probabilmente sì. Mettersi a parlare di una cosa tanto fuori luogo era il modo di allontanare la loro paura.

C’è in ciascuno di noi una paura più o meno avvertita che nasce dalla esperienza dei propri limiti.

La paura più angosciosa è quella che nasce dalla prospettiva di dover morire.

Tutto ciò che in qualche modo ci fa pregustare la morte ci fa paura: l’abbandono, la perdita degli affetti, il fallimento di un progetto, il biasimo da parte degli altri.

Per questo la paura della morte ci fa diventare più cattivi e anche più egoisti.

E’ una specie di  impulso oscuro che in  certi  momenti esercita una forte pressione sulle nostre scelte esistenziali.

La vita di Gesù è una testimonianza di come ci si possa sottrarre a questo impulso.

Per questo il Signore può aiutare anche noi a vivere così e far sentire la gioia liberante di chi segue la via dell’amore e del dono di sé.

In una domenica in cui ringrazio il Signore insieme a voi per i miei 25 anni di ministero sacerdotale la liturgia non poteva regalarmi una pagina migliore.

Forse Dio vuole spronarmi a fare della mia vita ancora di più un dono offerto.

A crescere in quella resistenza ad affermare sé stessi e il proprio ego che rende anzitutto uomini prima che preti.

E magari proprio per questo preti migliori.

Don Umberto