La Via

La Via 22 ottobre

RESTITUIRE (Mt 22-15,21)

C’è un forte senso di restituzione nel Vangelo di oggi.
Si parla di restituire a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.
Restituire è importante. È una logica di vita.
Man mano che il tempo trascorre, dovremmo sentire sempre più il bisogno di restituire quello che siamo.
Quasi fosse un’esigenza di svuotarci, di non possedere più nulla, fino alla ultima e grande restituzione: quella della vita.
Per restituirla a Dio, la fonte da cui quella stessa vita proviene.
Il contrario del restituire è invece il trattenere.
E per alcuni forse questo diventa sempre più importante: la loro avidità, le loro illusioni, le loro paure li hanno ormai convinti che la gioia consista nell’aver sempre più cose.
Tra le due logiche di vita c’è una differenza enorme.
La qualità delle nostre relazioni infatti si capisce dal modo con cui ci si restituisce quello che si ha. Con avidità o con generosità, con rancore o con gioia.
Gesù ci dice di restituire a Cesare quel che è di Cesare. Cioè di restituire al potere le sue logiche di dominio. Che non possono appartenere ai discepoli.
E di restituire a Dio quel che è di Dio: la vita, il tempo, le azioni, le scelte.
Non sono quindi convinto che qui si parli di una separazione di due ambiti. Come se ci fosse qualcosa al mondo che non fosse ambito di Dio.
La legittima separazione tra potere spirituale e potere temporale ha portato con sé la progressiva rimozione di Dio, confinato in uno spazio sempre più irrilevante.
E non è che sia stato un guadagno per la società.
Ma il pericolo di questa divisione si riflette anche sull’animo del singolo credente: anche nel nostro modo di pensare e di vivere ci muoviamo a compartimenti stagni.
Divisi e disuniti tra le cose di Dio e quelle del mondo. E non si è mai sentito dire che la mancanza di unità arrechi gioia, tutt’altro.
Il Signore ci doni l’unificazione del cuore.

Don Umberto