La Via

La Via 13 marzo

SABBIA E AMORE (Gv 8,1-11)

Dio ritrova il suo vero volto: è libero finalmente, libero di amare.
Questa grande novità si rivela attraverso il silenzio di Gesù di fronte alla donna che gli viene presentata dai suoi accusatori. Questo silenzio è enorme e ha una immensa forza comunicativa… Gesù rimane muto e intanto traccia dei segni per terra, sulla sabbia.
Si può vedere in questo gesto una sorta di delicatezza nei confronti della donna (è facile immaginare come ogni sguardo dovesse ferirla in quel momento e coprirla di vergogna), ma forse vi si può leggere un’intenzione di più largo respiro.
Mentre la Legge che Mosè aveva ricevuto sul monte Sinai era incisa su tavole di pietra e le trasgressioni erano punite con una sanzione anch’essa immodificabile, Gesù ricorre al linguaggio allusivo della sabbia per suggerire il segreto della Legge nuova.
Che cosa c’è di più fragile della sabbia? Basta un poco di vento o il passo, per quanto leggero, di un viandante per cancellare le impronte di prima. Non che Gesù voglia togliere valore alla Legge scritta. Piuttosto intende richiamare un principio che rimarrà fondamentale nel suo insegnamento: ciò che conta davanti a Dio è soprattutto l’interiorità perché soltanto l’amore, e l’amore è qualcosa che rimane nascosto nel cuore dell’uomo, esprime la verità di una persona nei confronti della Legge.
Ecco perché Gesù non condanna in base a un codice di comportamento, ma rimanda ciascuno dei suoi ascoltatori alla verità nascosta nel proprio cuore: « Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra».
È come se dicesse: « Volete sapere qual è la vostra posizione di fronte a Dio? Rientrate in voi stessi, ascoltate le interrogazioni che nascono dal profondo, misuratevi con la vostra coscienza prima di condannare le colpe altrui, abbiate il coraggio di riconoscere le vostre ». Si tratta di una lezione salutare. Quanto sarà durato questo secondo silenzio di Gesù, di cui ci ì parla il Vangelo, accompagnato ancora dal gesto di scrivere per terra? Forse pochi secondi, ma è bastato perché ciascuno prendesse coscienza della propria condizione di peccato. Il fatto che gli accusatori della donna si allontanino, uno dopo l’altro, a cominciare dalle persone più attempate, dimostra chiaramente che esiste una verità nascosta che non coincide con l’immagine che gli altri sono disposti a riconoscere per ciascuno di noi. Siamo tutti peccatori: questa è la verità che tante volte non riusciamo a interiorizzare con la necessaria umiltà. E in un certo senso siamo tutti adulteri, perché ogni nostro peccato ferisce Dio nel suo amore.

Don Luigi Pozzoli