La Via

La Via 6 marzo

NEMMENO L’AMORE E’ UGUALE PER TUTTI (Lc 15,1-3.11-32)

D’istinto ti viene da metterti al posto di uno dei due figli.
Più frequentemente del primo (abbiamo tutti qualcosa da farci perdonare), qualche volta anche al posto del secondo, quello maggiore, quello duro e intollerante.
In fondo però, la Bibbia ci dice che noi siamo fatti ad immagine di Dio e quindi anche al posto del Padre dovremmo qualche volta metterci.
Da qualsiasi angolatura la prendiamo, questa parabola ci “tira dentro”, ci interpella e ci spinge ad una identificazione.
Anzitutto il figlio minore.
La sua voglia di libertà, il suo bisogno di affermazione, il suo egocentrismo che lo rende cieco di fronte ad un padre inerme e impotente.
Ne ha le scatole piene dell’aria di casa che è diventata per lui irrespirabile.
Ci si allontana da Dio anche così. Per noia. Per bisogno di evasione, di fare altro, di provare qualcos’altro.
Senza tensioni particolari. Semplicemente perché non si hanno più stimoli e ci si illude che la libertà sia una cosa vera quando non ha nessun vincolo.
Dio lo permette, proprio perché sa che senza libertà non si danno quei movimenti autentici del cuore che Egli va cercando.

Ma c’è un altro figlio. Il fratello Maggiore.
Lui sì che avrebbe tanto da farsi perdonare: quella sua regolarità senza slanci, il suo praticare lo stile di chi non ama gli eccessi e soprattutto il suo perbenismo indisponente.
Ci rispecchia nel nostro sentirci a posto, ubbidienti al Signore ma senza gioia; estremamente puliti ma nel cuore gelidi e inflessibili, avvezzi al giudicare e incapaci di amare.
Chissà se si è dato pensiero qualche volta per la sorte del fratello; e chissà se qualche volta avrà abbracciato il padre affranto per aver perso un figlio.

Ecco infine, il Padre, affranto e poi felice.
L’aggettivo “prodigo” andrebbe associato a lui.
È prodigo d’amore, largheggia nel perdono, abbonda nella comprensione.
Senza un rimprovero, senza una recriminazione.
Senza far sentire in colpa il figlio neppure con lo sguardo inquisitore.
Di tutti i verbi che esprimono l’intensità del suo perdono mi ha sempre colpito “lo baciò”.
Abbracciare è tanto. Ma baciare è molto di più. È la consegna del proprio respiro, è il dono della propria vita.
Il padre riporta in vita il figlio.
Quanta vita possiamo diffondere intorno a noi! Quante volte possiamo far risorgere le persone, come fa Dio!
Dio ci tiene per un filo. Ad ogni errore il filo si spezza. E Dio lo riannoda. Così succede che più ci allontaniamo, più Dio ci avvicina.
Eccolo, il succo del Vangelo.

Don Umberto