La Via

La Via 31 gennaio

ESTRANEI (Lc 4,21-30)

Alle città d’arte capita, a volte, qualcosa di strano. Capita che chi ci vive, anche chi vi è nato, non conosca così bene la città e la sua storia quanto la conoscono invece turisti e visitatori, almeno quelli che, per passione, si documentano prima di un viaggio.
La loro condizione di estraneità, il loro essere forestieri scatena una curiosità, una voglia di conoscere e capire, che gli abitué del posto non riescono più ad avere.
Ho ripensato a questa considerazione quando ho letto il Vangelo di oggi.
Gesù, parlando di due profeti (Elia ed Eliseo) sostiene, in fondo, le stesse cose.
Solo gli estranei li hanno capiti ed è per questo che solo per gli stranieri essi hanno fatto miracoli.
Nei due profeti Gesù rivede se stesso e la difficoltà che sta avendo con quelli del suo paese. Niente di tutto questo invece fuori del suo paese, tra gli estranei di Cafarnao, appunto.
Sembra quasi che questa condizione di estraneità sia necessaria per poter accogliere e amare più profondamente il Signore.
E forse per questo Dio ci lascia, a volte, distanti da lui, nell’aridità spirituale, nel distacco.
Per farci poi mettere in cammino.

Per riprenderci per mano e suscitare nuovamente nel nostro cuore il desiderio di Lui.
Desiderio che corre seriamente il rischio di essere spento dall’abitudine, quel morbo terribile che appestava il cuore dei cittadini di Nazareth.
All’inizio entusiasti della parola e dei gesti di Gesù; ma poi , dice il testo, “TUTTI nella sinagoga si scagliarono contro di lui”. Tutti! Proprio tutti, nessuno escluso.
Non c’era nessuno in quella sinagoga (metafora della comunità) che non fosse preso da questo improvviso mutamento di umore e che restasse saldo nei suoi sentimenti iniziali. Che tristezza!
E cosa li portò a reagire così?
La loro frequentazione assidua di Gesù, il loro averlo visto crescere, la loro intimità con lui divenuta però una stanca abitudine.
L’assidua familiarità che si trasfoma in occasione per avere delle pretese su di lui: “i miracoli falli qui da noi”.
Un legame così stretto che li porta a chiedere esplicitamente a Gesù di appartenere solo a loro! Salvo poi non essere pronti a ritrovarselo diverso da come lo avevano sempre pensato e ad accettare il suo cambiamento. Cosa più che naturale quando un legame diventa una gabbia.
In quella sinagoga si vollero affermare i diritti degli abitué. Per fortuna Gesù non li prese minimamente sul serio.

Don Umberto e Don Stefano