S. Paolo
DA TARSO A DAMASCO: DUE MONDI, DUE CULTURE.
IL SUO AMBIENTE, LA SUA FORMAZIONE.
Nato a Tarso, ne respira tutto il clima culturale e sociale.
Una città importante al crocevia di due civiltà: quella greco-romana o occidentale e quella ebraica e babilonese ad oriente.
Grazie al fiume Cidno, navigabile, era aperta al traffico marittimo e quindi luogo dove affluivano e si mescolavano genti di tutti i paesi.
Nascono da qui le convinzioni espresse in Col. 3,11 ? “Qui non c’è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti.”
Gli stimoli intellettuali a Tarso erano moltissimi perché la città gareggiava con Atene per la conquista del primato nel campo della cultura; emblematica la citazione di uno storico dell’epoca: “Tra i suoi abitanti regna un così grande zelo per la filosofia e per ogni ramo della formazione universale… che essi non si fermano nel luogo, ma vanno altrove per il completamento dei loro studi”.
Religiosamente a Tarso erano quindi presenti molti pagani:
– il culto del dio Sandon, dio della vegetazione di cui si celebrava la morte/resurrezione.
Da questa vaga intuizione pagana Paolo partì per far capire la resurrezione di Cristo.
– il culto di Iside nelle cui celebrazioni occorre vestirsi come la divinità. Da qui Paolo prese l’immagine di rivestirsi di Cristo.
– la celebrazione della liberazione degli schiavi da parte della divinità. Da qui Paolo prese
1 Cor 7, 22. “ Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore, è un liberto affrancato del
Signore! Similmente chi è stato chiamato da libero, è schiavo di Cristo”.
Saulo conosceva questi culti, ma non li praticava perché era ebreo. Fil. 3, 4- 6 “…. sebbene io possa
vantarmi anche nella carne. Se alcuno ritiene di poter confidare nella carne, io più di lui circonciso
l’ottavo giorno, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla
legge; quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva
dall’osservanza della legge.”
Crescendo come ebreo avrà iniziato a 5 anni lo studio della Bibbia fino ai 15 anni e poi avrà appreso
un mestiere manuale perché “chi non insegna al figlio un mestiere gli insegna a diventare ladro.”
Il suo mestiere fu fabbricante di tendaggi, nel campo del tessile. La sua situazione economica era
quindi agiata anche per la sua cittadinanza romana.
Dopo i 15 anni lo studio si faceva più approfondito e occorreva un buon maestro e Paolo andò a
Gerusalemme da Gamaliele, nipote di Hillel.
Giunto a 20 anni un ebreo normale doveva sposarsi, perché “chi non si occupa della procreazione è
come uno che versa il sangue”.
C’erano però eccezioni soprattutto in chi si dedicava interamente allo studio della legge di Dio. Saulo
fu tra questi, visto il suo zelo. Gal. 1,14 ”superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e
connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri”
In AT 26, 4- 5 “La mia vita fin dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a Gerusalemme, la
conoscono tutti i Giudei; essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne testimonianza, che, come
fariseo, sono vissuto nella setta più rigida della nostra religione.” Paolo si presenta come Fariseo,
appartenente quindi ad un gruppo esigente e rigoroso, ma onesto e fedele
2) LA SUA PERSONALITA’
Dalle precedenti citazioni si intuisce che Saulo ebbe un carattere impetuoso, capace di dare il massimo
in ciò che riteneva importante e decisivo.
Ecco il motivo della persecuzione al cristianesimo che minacciava l’unità dell’ebraismo.
Uomo amante delle Tradizioni eccedeva però in formalismo e nella intolleranza, in una certa rigidità
foriera di superbia e di incapacità di leggere la realtà.
La sua formazione multiculturale si accompagnava ad un attaccamento alla Tradizione; i suoi slanci di
dedizione stavano insieme a reazioni molto dure. Ci fu sempre come una duplicità che lui ben
descriverà in Rom 7, 18- 23 “ Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me
il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il
male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che
abita in me. Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me.
Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che
muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie
membra.”
L’incontro con Cristo orienterà tutto questo all’annuncio del Vangelo. Ecco una bella citazione
conclusiva
“ Tutti i doni naturali che Dio ha dato a questo uomo e quanto costituisce il contributo ulteriore
dell’educazione e dell’ambiente di vita, tutto è stato utilizzato dalla grazia di Dio per l’edificazione di
un mondo più alto e soprannaturale.
Dinanzi allo spettacolo di questa esistenza veramente noi ammiriamo l’opera prodotta dall’intrecciarsi
reciproco della natura e della grazia per intessere uno dei più mirabili destini umani”. (J. Holzner).
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