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Gerusalemme giovani

IL GRANDE VIAGGIO A GERUSALEMME MARTA E MARIA.

Testo di riferimento Lc 10, 38-42
• Il contesto è quello del viaggio verso Gerusalemme.
È la chiave interpretativa di tutto il vangelo di Luca: Gesù compie a Gerusalemme la sua missione e da lì ripartono gli apostoli per l’annuncio. Occorrerà sempre ripartire da Gerusalemme (AT 1, 4.8).
• Il gesto di Gesù è anticonvenzionale per il suo tempo.
Si esprime la libertà interiore di Cristo lungo il suo cammino: se trova pregiudizi li supera. In nome di che cosa?
Per questo anche Maria, sorella di Marta, compie un gesto tipicamente maschile: l’ascolto dell’ospite.

• Le due sorelle hanno due comportamenti differenti, ma non rappresentano l’opposizione preghiera/carità, vita attiva/vita contemplativa perché Gesù aveva appena parlato dell’importanza della carità (Buon Samaritano).
Il problema è più profondo e legato alla questione del senso delle cose che si fanno.
• Per un credente il senso del suo agire sta nel rapporto con Cristo. Ogni cosa può esprimere, annodare o sciogliere questo rapporto. Siamo figli nel Figlio, chiamati a ripristinare la nostra somiglianza con Dio, avvicinandola alla sua immagine che è in noi.
• Marta smarrisce questo legame con il Signore, ma smarrisce anche il legame con sua sorella, con il suo ospite, con le sue convinzioni.
Le smarrisce a motivo dell’agitazione per le molte cose.
È come una persona interiormente divisa e frantumata.
Le manca un principio unificante di tutto ciò che fa.
La questione è di capire a chi appartiene il cuore della persona e questo Marta non lo sa più.
• La vicenda personale di Marta proseguirà poi fino al momento della morte del fratello Lazzaro, dove sarà lei a fare la professione di fede in Gesù figlio di Dio.
Matura in lei il vero spirito di contemplazione.
23 1 PRINCIPIO E FONDAMENTO
2. L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e, mediante questo, salvare la propria anima; 3. e le altre cose sulla faccia della terra sono create per
l’uomo, e perché lo aiutino a conseguire il fine per cui è creato.
4. Ne segue che l’uomo tanto deve usare di esse, quanto lo
aiutano per il suo fine, e tanto deve liberarsene quanto glielo
impediscono.
5. E perciò necessario renderci liberi rispetto a tutte le cose
create, in tutto quello che è lasciato al nostro libero arbitrio e non
gli è proibito;
6. in modo che, da parte nostra, non vogliamo più salute che
malattia, ricchezza che povertà, onore che disonore, vita lunga che
breve, e così via in tutto il resto;
7. Solamente desiderando e scegliendo quello che più ci
conduce al fine per cui siamo creati.