La Via

La Via 8 ottobre

 AD OGNI COSTO               (Mt 21,33-43).

È così fin dai racconti delle origini.

Eva volle impadronirsi del frutto proibito.

Adamo cominciò a sentirsi padrone del giardino e non più custode.

C’è nel cuore degli uomini di ogni tempo una irresistibile propensione a pronunciare l’aggettivo “mio”, cioè ad avere, possedere.

Ricchezza, relazioni, proprietà.

E più hai, più credi di “essere”.

Vale lo stesso per i vignaioli di cui racconta la parabola di oggi.

Accecati dalla bramosia di diventare loro i padroni della vigna.

Così miopi da non capire che mai avrebbe potuto realizzarzi questo.

Così duri di cuore da essere disposti ad uccidere per arrivare a possedere quei beni.

È il desiderio a rendere ciechi.

È la concupiscenza a non permettere più che gli occhi, un tempo limpidi, vedano i fratelli nella loro verità.

Si può essere omicidi in tanti modi, anche con uno sguardo, con una parola, con uno stile.

Basta poco ad entrare in questo clima di antagonismo assoluto e di lotta per il potere. Anche il potere in quei pochi metri quadrati del proprio luogo di vita o di lavoro.

L’esito di questa parabola ci dovrebbe quantomeno illuminare.

Ai vignaioli omicidi viene tolta la vigna.

Perdono ciò a cui più tenevano.

Quando vuoi a tutti i costi possedere qualche cosa o qualcuno, è la volta buona che lo perdi veramente.

Per chi crede, dovrebbe essere un vantaggio il fatto di riconoscersi custodi della vigna e non padroni.

Noi siamo amministratori di un’opera che non è nostra.

Non è nostra la vita della nostra comunità, ne’ quella dei nostri cari.

Ma proprio perché non sono nostre siamo chiamati ad impegnarci sino in fondo.

È questo senso di interesse altruistico a rendere una società evoluta e progredita.

A vivere in un interesse egoistico ci si perde tutti.

E come i vignaioli della parabola si rischia di restare estromessi dalla storia.

Ma non quella dei potenti o del mercato.

Quella di Dio, che è l’unica ad essere eterna.

Don Umberto