La Via

La Via 17 settembre

PERDONARE PER DARE VITA         (Mt 18,15-20).                      

Ancora una parola sul tema della comunità.

E questa volta la parola è “perdono”.

Con parabola del servo spietato infatti Gesù vuole far comprendere quanto sia fondamentale il perdono nelle relazioni interpersonali.

Da dove viene il verbo perdonare?

Anticamente infatti questa parola non veniva usata; si usava piuttosto il termine condonare.

Per la prima volta compare nel Vangelo e viene usata per indicare l’azione di assolvere qualcuno dalla pena capitale, permettendogli quindi di rimanere in vita.

Il termine “perdonare” nasce quindi con il significato di restituire la vita a colui al quale dovrebbe essere tolta.

Quindi perdonare è un atto generativo, perdonare è permettere all’altro di vivere.

A pensarci bene, perdonando, non solo ridiamo la vita all’altro ma la ridiamo anche a noi stessi!

Il perdono infatti, quando è autentico, è la sconfitta del senso di colpa e del rancore, due sentimenti che sono dei killer dell’anima e quindi della persona.

Il senso di colpa ci uccide, ci porta a scelte sbagliate, ci conduce a cercare dannose forme di espiazione; ma non possiamo sconfiggerlo attraverso una sorta di autoconvincimento personale, ma solo con il perdono ricevuto.

Ugualmente anche il rancore ci uccide perché è in grado di avvelenare tutti i sentimenti.

Solo il perdono sincero bonifica il cuore di chi prova rancore e genera una vita nuova.

Quando parlo di sincerità intendo non solo l’assenza di falsità e ambiguità delle intenzioni-

Intendo anche il fatto che il perdono non può essere dato per dovere.

Molti credenti, in buona coscienza, si propongono di perdonare perché “si deve”.

Così il perdono si trasforma in rabbia repressa che si manifesterà successivamente.

Come per altre realtà della vita spirituale anche il perdono deve nascere dall’autenticità e bisogna volerlo profondamente.

Perdoniamo, e saremo perdonati.

Don Umberto