La Via

La Via 23 febbraio

EQUILIBRISTI DELL’AMORE                                                               (Mt 5,38-48)

In termini psicologici mi è sempre piaciuta l’idea dell’equilibrio.

Quando sento dire che una persona è “equilibrata” mi viene in mente qualcosa di positivo.

Lo ritengo, in fondo, un complimento.

Senza eccessi e senza difetti.

Le persone equilibrate ispirano fiducia; ci sembrano in grado di governare se stesse e le situazioni che, di volta in volta, vivono.

Eppure sento che questa pagina del Vangelo odierno mi parla più di perdita di equilibrio che di mantenimento di esso; mi parla più di sforare ed esagerare che non di controllare e delimitare.

È una pagina che ci provoca nel nostro mondo ordinario di pensare che spesso è fondato sull’equilibrio.

Non solo quello psicologico, ma un equilibrio come legge della vita, una sorta di bilancio a pareggio: riceviamo un dono e pensiamo immediatamente a come ricambiare; ci vanno bene le cose e immaginiamo che di lì a poco capiterà qualcosa di storto; ci pare di subire un torto e ci arrovelliamo nei nostri pensieri per trovare il modo di prenderci la rivincita.

È un modo antico di pensare: tutto deve tornare in equilibrio.

Anche in amore le cose dovevano essere così, ancora oggi: ama il tuo prossimo, odia il tuo nemico.

Contorni precisi, limiti stabiliti, equilibrio praticabile.

Niente eccessi, niente carenze.

È un modo per non disperdere l’amore.

Gesù smonta pezzo per pezzo questa nostra idea occidentale di reciprocità e di equilibrio. Perché lo fa?

In fondo amare il nemico e porgere l’altra guancia sono anche modi di dire che si possono guardare le cose da un’altra prospettiva.

E la prospettiva cristiana del guadagno è tutta diversa: più dai, più vedi accrescere dentro di te l’amore.

Non perché ricevi. Tutt’altro.

L’equazione “più amo più sarò amato” nel Vangelo non funziona.

Funziona invece l’equazione che più ami più sentirai che questa forza cresce dentro di te.

E se si rivolge addirittura ai tuoi nemici (che non ti ameranno) significa che hai raggiunto una forza straordinaria.

Non è l’equilibrio a portare alla perfezione.

La perfezione cristiana è il frutto maturo dello spreco.

Don Umberto