La Via

La Via 29 novembre

 NON ABBASSARE LA GUARDIA

 (Mc 13,33-37).

Non credo ci sia qualcuno che non abbia sentito, in questi mesi, risuonare queste parole orientate a non allentare le  misure di sicurezza per combattere il virus.

Istintivamente mi viene da pensare al mondo del pugilato: non abbassare la guardia significa stare attenti a non subire i colpi dell’avversario.

Ma poi, se ci penso meglio, mi accorgo di come questo invito assomigli tantissimo all’evangelico “Vegliate!”.

L’invito cristiano alla vigilanza, tipico del tempo di Avvento che oggi inizia, si è quasi trasformato nel più laico e scientifico “non abbassate la guardia!”.

Più che scientifico è un invito medico.

È come se si fosse instaurata una nuova religione, quella sanitaria, che ha le caratteristiche di tutte le religioni.

Ha i suoi sacerdoti, che sono i medici.

Ha le sue regole ferree da rispettare.

Ha la privazione della libertà in cambio della protezione del dio che in questo caso è la sicurezza della salute.

Ha la sue liturgie (mascherina da indossare e mani da lavare) che sono ripetitive e pervasive della nostra quotidianità.

C’è un dio maligno, o demonio, da combattere che è il virus.

E inoltre, come accadeva nelle religioni primitive e idolatriche, chiede il sacrificio dei figli in nome di un bene più grande.

I nostri adolescenti che non vanno a scuola non sono forse sacrificati?

Ora, io penso che un cristiano debba farsi qualche domanda.

Debba chiedersi come vivere la sua fede in un contesto così.

Debba ancora una volta di più capire la radicale differenza con il cristianesimo che si fonda sull’idea di dare la propria vita e non di conservarla.

È una opportunità per entrare più a fondo nella propria identità di credenti, identità della quale fa parte la fede nella vita eterna che travalica la preoccupazione per la nostra vita.

Mi chiedo se quest’anno, nell’invito evangelico a vegliare non ci sia solo il messaggio fondamentale di fare attenzione alla cattiveria e al male che sono dentro di noi, ma anche un altro messaggio, secondario ma non troppo, di vigilanza critica su tutti i contenuti che ci vengono propinati.

Don Umberto