Anno pastorale 2021-2022,  Avvento,  Lectio

Lectio Avvento 2022

“SE TU FOSSI STATO QUI” LA MORTE, ULTIMO TABU’ .

Testi per riflettere:

Il rifiuto della morte e del lutto è tra le cause principali di suicidio tra gli adolescenti, soprattutto nel Nord America. La mancanza palese dell’esperienza della morte tra i bambini e gli adolescenti contribuisce grandemente a suscitare curiosità. Ci sono giovani che si tolgono la vita sotto una spinta emotiva: non hanno compreso che la morte è irreversibile, senza ritorno. La società, in generale, coltiva il rifiuto della morte. Per adolescenti in fase di ribellione, si tratta dell’ultimo tabù da superare. Sfiorare la morte con giochi rischiosi, sport estremi, minacciare il suicidio, imitare gli eroi invincibili dei video… Tutto questo diventa, per gli adolescenti, fonte di tentazioni costanti e stimolanti.

Esistono società che rispettano l’uomo: sono quelle in cui la vita, seguendo la saggezza, protegge se stessa lasciando spazio all’idea della sua fine, E, al contrario, ci sono società necrofile, devastate da ossessioni patologiche: sono le nostre, in cui la cultura della morte è negata e sepolta con la stessa cura con cui si sotterrano i cadaveri.

L’esperienza concreta dell’antropologia dimostra che ne- gare la morte genera un’altra morte.

Da molti secoli si può constatare come, nella coscienza comune, l’idea della morte perda progressivamente la sua onnipresenza ed icasticità.

Nelle sue ultime fasi questo processo si svolge in forma accelerata.

E nel corso del secolo decimo nono la società borghese, con istituti igienici e sociali, pubblici e privati, ha ottenuto un effetto secondario che è stato forse il suo scopo principale inconscio: quello di permettere agli uomini di evitare la vista dei morenti. La morte che era già nella vita del singolo un evento pubblico e sommamente esemplare (si pensi ai quadri del Medioevo dove il letto di morte si trasforma in un trono, intorno a cui il popolo affluisce attraverso i battenti spalancati della casa del morto), la morte, nel corso dell’età moderna, viene progressivamente espulsa dal mondo percettivo dei viventi.

Una volta non c’era casa, non c’era quasi stanza, dove, un tempo, non fosse morto qualcuno.

Mentre oggi, in vani ancora intatti dalla morte, i borghesi “asciugano le pareti” dell’eternità, e, avviandosi al termine della vita, sono cacciati dagli eredi in sanatori ed ospedali.

Ma sta di fatto che non solo il sapere o la saggezza dell’uomo ma soprattutto la sua vita vissuta — che è la materia da cui nascono le storie — assume forma tramandabile solo nel morente.

Perché la morte di vecchiaia, attesa, prevista, la morte in famiglia — la sola che abbia avuto un senso pieno per la collettività tradizionale, da Abramo ai nostri nonni — non ha più alcun senso al giorno d’oggi?

Non è più nemmeno commovente, è quasi ridicola, in ogni caso socialmente insignificante.

Perché viceversa la morte violenta, accidentale, aleatoria, che un tempo era un non senso per la comunità (era temuta e maledetta come per noi lo è il suicidio) ha tanto senso per noi: è la sola a far parlare di sé i giornali, che affascina, che scuote l’immaginazione?

            ESERCIZI  DI  MEDITAZIONE

  1. Come vorresti la tua morte.
  • Visualizza te stesso/a nella bara.

Ascolta i tuoi sentimenti.

  • Visualizza il tuo funerale:

chi c’è, chi non c’è, cosa si dice di te.

  • Immagina la vita quotidiana senza di te.

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