La Via

La Via 19 aprile

VEDERE I FANTASMI       (Lc 24, 35-48).download50

“Credevamo di vedere un fantasma”
Questo fu il pensiero dei discepoli nel cenacolo alla vista di Gesù risorto.
Non era la prima volta che capitava.
Anche quando lo videro camminare sulle acque pensavano fosse un fantasma.
Un fantasma è il frutto di proiezioni fantastiche, di immaginazioni che costruiscono una realtà che non esiste.
E così i discepoli quel giorno dovettero fare i conti con una domanda che non poteva non inquietarli:
“Il nostro rapporto con Gesù è stato una cosa vera o il frutto delle nostre fantasie?
Noi abbiamo conosciuto Gesù per quello che è veramente o abbiamo costruito con la nostra immaginazione un Maestro ideale?”
Ecco che questo accenno fugace al fantasma anziché essere una semplice annotazione di cronaca, spalanca una questione decisiva.

Perché tutti noi vediamo i fantasmi; non certo quelli dei film o dei cartoni animati, ma il frutto delle nostre proiezioni immaginarie su Dio e sui fratelli.
Tutti ci costruiamo un Dio su misura, un Gesù ideale, una comunità ideale.
Pronti ad essere puntualmente delusi quando essi non corrispondono all’ideale che ce ne siamo fatti.
Al contrario dei discepoli, i nostri fantasmi, non ci fanno paura ma ci rassicurano.
Sono il nostro tentativo di incasellare Dio e gli altri in uno spazio preciso e determinato di modo che non ci arrechino sorprese.
Per questo la resurrezione di Gesù e le sue apparizioni in qualche modo provocano anche noi.
Perché furono il tentativo da parte del Signore di educare gli apostoli ad una libertà di cuore e ad una apertura di mente che permettesse di vedere le cose con occhi nuovi.
Gesù volle liberarli dalle loro fantasie, dalla loro immaginazione troppo rigida e fissa, troppo abitudinaria.
Egli vuole liberare anche noi.
Dio potrebbe rivelarsi diverso da come lo abbiamo sempre conosciuto;
anche gli altri, chi ci è vicino, potrebbe rivelarsi diverso.
Accogliere Cristo risorto significa non temere questa eventualità ma accoglierla con la certezza che essa ha in serbo un messaggio di Dio

Don Umberto e Don Stefano