La Via

La Via 14 dicembre

“PER FORZA DI LEVARE”   (Gv 1, 6-8-19-28)download50

Tu chi sei?
La logica del mondo dice: sei ciò che produci, sei il tuo conto in banca, sei ciò che appari, sei ciò che guadagni, sei ciò che guidi, sei ciò che gli altri considerano di te.
E’ una corsa ad aggiungere sempre più qualcosa che ci qualifichi.
Anche nella Chiesa.
Se hai i titoli ti ascoltano, se no non sei nessuno.
Sembriamo persone “addizionali” cioè bisognose di sempre maggiori riconoscimenti, di sempre maggiori gratificazioni: andare più su,sempre più su.
E poi, se sei cristiano, ti ritrovi di fronte Giovanni Battista che, quando gli hanno chiesto “tu chi sei” ha cominciato a sottrarre.
Ha risposto dicendo tutto ciò che lui non era.
Ha tolto da sé tutto il possibile, tutte le inutili definizioni, tutte le ambigue caratteristiche, tutto ciò che la gente si aspettava.
Per dire l’essenziale. E basta.
Viene in mente l’arte di Michelangelo il quale non amava per niente quegli artisti che realizzano le loro opere per sovrapposizione di materia.
“Io – diceva – intendo scultura quella che si fa per forza di levare, per togliere il superfluo dalla materia”.

Viene in mente (in questo periodo di tanti funerali) la logica inesorabile del tempo: ogni giorno non aumenta, ma diminuisce l’estensione della nostra vita.
Sembra proprio che la verità delle cose, la verità di sé, la si raggiunga solo per sottrazione.
Cosa resta allora del Battista?
Egli è solo una voce.
Non parola, ma voce. La Parola appartiene ad un Altro.
La voce è solo uno strumento, prestato, messo a disposizione della Parola.
Così fu, per Giovanni, la sua breve vita.
Un tempo nel quale indicare la direzione in cui guardare, un tempo per incarnare un messaggio che andava ben al di là di lui.
Negli ultimi anni si è fatto un gran parlare di relativismo nella Chiesa.
Relativismo dei pensieri e dei comportamenti.
Ma siamo noi stessi ad essere relativi; relativi al mistero di Dio più grande di noi e del quale noi siamo strumenti prestati alla vita di altri.
Le vicende del Battista, la sua logica di sottrazione ci parla e ci dice che non siamo al centro. Non siamo al centro della vita degli altri, del nostro coniuge, dei nostri figli, dei nostri genitori, della società o della parrocchia.
Al centro c’è Lui.
Anche se tornerà a nascere in una periferia remota proprio per ricordarcelo.
Don Umberto e Don Stefano