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I Profeti

download50pdf50pdf50ATTRATTIVA E REPULSIONE DELLA LORO FRANCHEZZA

Quali sono i profeti? Qual è il loro messaggio principale?
Nella Bibbia ci sono 13 libri profetici, 4 profeti maggiori e 9 minori.
Eccoli :
Isaia (Is): tra i massimi scrittori della Bibbia, proclama al popolo eletto la necessità della fede.
Geremia (Ger): severo messaggero di penitenza, predisse il castigo divino per Israele e vide consumarsi la tragedia della città santa di Gerusalemme, dando voce alla sofferenza e alla speranza del popolo eletto.
Baruc (Bar): vengono incoraggiati gli esuli ebrei a sperare nel Messia.
Ezechiele (Ez): il profeta, deportato in esilio a Babilonia, rincuora gli esuli in attesa della salvezza promessa da Dio.
Daniele (Dn): esule, giunto alla corte del re Nabucodonosor, abilmente riesce a conquistarne la fiducia. È nota la vicenda di Susanna, liberata dai perfidi anziani.
Osea (Os): il tema principale è l’infedeltà d’Israele (paragonato a una prostituta), che adora i falsi dei con conseguente disordine morale e politico
Amos (Am): uomo del deserto, stigmatizza il culto solo esteriore del popolo ebraico, che viveva in corruzione sociale e religiosa.
Abdia (Abd): è il libro più breve di tutto l’Antico Testamento ed esulta la potenza dell’unico Dio di salvezza.
Giona (Gn): è un racconto didattico. Si parla del profeta Giona, che resta tre giorni e tre notti nel ventre di un pesce prima di accettare l’incarico di chiamare alla conversione Ninive, capitale dell’impero assiro.
Michea (Mi): contiene l’annuncio della nascita del messia a Betlemme. Naum (Na): profetizza la distruzione di Ninive da parte dei Babilonesi.
Abacuc (Ab): contemporaneo di Geremia, predice l’invasione dei Babilonesi e
la rovina di Gerusalemme.
Sofonia (Sof): annuncia il giudizio di Dio contro il culto idolatrino.
Aggeo (Ag): rincuora gli Ebrei rimpatriati dall’esilio di Babilonia.
Zaccaria (Zc): propugna la riorganizzazione dello stato di Israele, dopo la ricostruzione del Tempio.
Malachia (Ml): profetizza l’arrivo del Messia che porterà la salvezza ad Israele, con un unico e perfetto sacrificio.
Il loro periodo va dal 10° secolo a.C al 3° secolo a.C
I loro libri non sono meditazioni ma raccolte di detti, a volte tematicamente uniti, altre volte in ordine sparso.
La parola “profeta” indica qualcuno che parla “al posto di”: essi sono quindi, in qualche modo i portavoce di Dio, parlano al posto di Dio.
Non è quindi la previsione del futuro il loro carisma principale, ma l’interpretazione del presente alla luce della Parola del Signore.
Essi non sono degli indovini (come ce li ha consegnati, a volte, la tradizione es. la Cappella Sistina di Michelangelo) ma uomini profondamente immersi nella realtà del loro tempo. Emblematica per comprenderli è questa frase del profeta Isaia:
“Il Signore mi ha dato una lingua da iniziati perchè io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio”. (Is 50, 4-5).
La loro comunicazione è compiuta attraverso la parola (raramente in stato di trance o di ipnosi) oppure attraverso azioni simboliche, ma anche attraverso la vita.
Significativa a riguardo è la suddivisione ebraica dell’Antico Testamento:
La Legge (Toràh)
Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.
I Profeti (Nebiìm)
Profeti anteriori (prima dell’esilio babilonese – 587 a.C.):
Giosuè, Giudici, Samuele (1 e 2 uniti), Re (1 e 2 uniti)
Profeti posteriori (che contengono messaggi sparsi nella storia di Israele): Isaia, Geremia, Ezechiele, i dodici profeti: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia.
Gli Scritti (Ketubìm)
Salmi, Proverbi, Giobbe, Cantico dei Cantici, Rut, Lamentazioni, Qoèlet, Ester, Daniele, Esdra-Neemia (uniti), Cronache (1 e 2 uniti).
Come è noto, per un ebreo non esiste la parola Bibbia ma la Tanakh, sigla composta dalle tre parole Toràh, Nebiìm, Ketubìm. Anche quelli che noi chiamiamo Libri storici, per loro sono profetici! perchè Dio parla attraverso la storia.
Citiamo da mons. G. Ravasi:
“È proprio per questa estrema attenzione alla lezione contenuta nella storia, e non tanto per doti metapsichiche di preveggenza, che il profeta sa intuire la logica di fondo con cui Dio traccia il suo piano salvifico e quindi sa intravederne gli sviluppi futuri. Uomo del presente, il profeta offre un messaggio che supera i confini temporali limitati e che si espande in un impegno futuro ed universale legato alle costanti dell’opera di Dio nella storia. Il profeta diviene, allora, nell’attualizzazione del credente, l’uomo del nostro presente.”
Quali sono però i nuclei tematici maggiori che il tema della profezia mette in risalto?
1) La distinzione tra veri e falsi profeti.
Accanto ai profeti biblici sorgono infatti molti profeti “di corte”, falsamente ispirati ma che pure si presentano come portavoce di Dio.
Per cui diviene fondamentale distinguere tra lo Spirito veritiero e Santo del Signore e lo spirito della menzogna: questa è un’operazione molto delicata e al contempo uno dei massimi temi della rivelazione biblica, ebraica e cristiana. È l’arte di distinguere ciò che è il vero Bene da ciò che appare come tale.
Il criterio della debolezza del profeta, della sua sofferenza sarà spesso decisivo.
2) Il rapporto con l’istituzione.
Nel parlare di istituzioni intendiamo soprattutto la regalità e il sacerdozio.
Nella storia biblica, appena appaiono i re, accanto a loro ma da loro criticamente distinti e distanti spuntano i profeti.
Essi sono come la coscienza critica, la voce che richiama alla fedeltà a Dio e all’alleanza.
La logica del potere infatti rischia moltissimo di far allontanare da Dio portando l’uomo alla superbia e alla totale assenza di gratuità.
Così è anche nei confronti del sacerdozio: il culto istituzionale contiene in sé il tarlo dell’abitudine, della superstizione e dell’esteriorità.
I profeti ricordano che il vero culto è nella vita e che non è sufficiente frequentare il Tempio del Signore per pensare di essere a Lui graditi.