Corsi Biblici,  Gerusalemme giovani

Gerusalemme giovani

IL VIAGGIO DI GESU’ DA NAZARETH A CAFARNAO.

Testo di riferimento Lc 4, 28-32
• Gesù viene rifiutato e il suo ministero inizia con un fallimento. Gesù si presenta come un “evangelizzatore mancato”. Non lo uccidono perché egli stesso se ne va. Nessuno prende la sua vita, ma lui la offrirà da se stesso.
• Come interpretare questo viaggio a Cafarnao?
Una fuga? Un risentimento interiore? Una chiusura in se stesso? Bisogna chiederlo al Vangelo stesso perché si chiarisca ciò che non è detto: Gesù avrà sofferto per la fine della relazione/comunione con i suoi concittadini. Egli apprende qui cosa significa essere “straniero sulla Terra”.
Bisogna chiederlo anche alla memoria della Chiesa. Ad es. S.Ambrogio
“Cristo si allontana da Nazareth senza lasciarsi turbare dall’ira, ne’ disgustare dalla malvagità, ne’ toccare dall’offesa; anzi, dimenticando l’affronto e pensando solo ad essere clemente, egli cerca di raddolcire il cuore della gente insegnando, guarendo, liberando …”
• Gesù quindi non si ferma nella sua missione.
Lo si capisce anche dal verbo usato da Luca “DISCESE a Cafarnao”.E’ il tema dell’abbassamento di Gesù. Leggerlo in riferimento a FIL 2, 5-10. Solo così capiamo la potenza della Parola di Gesù: svuotandosi si riempie della Forza di Dio.
Non cercando se stesso, non volendo il proprio tornaconto, la sua parola si manifesta autorevole.
Ma l’autorità della sua parola consiste anche nel fatto che fa crescere, che smuove qualcosa, che realizza ciò che dice.
Le parole di Gesù sono parole-evento. Egli crea mentre parla: proprio come Dio nella Genesi.
• Come stare davanti a questa parola autorevole?
Molto bello il commento che fornisce p. Fausti nel suo commento a Luca
L’atteggiamento giusto davanti alla Parola è la meraviglia. La meraviglia è madre della sapienza: per essa il cuore si apre ad accogliere ciò che è nuovo e bello, vero e amabile. È diversa dalla curiosità madre della scienza: per essa la mente si chiede il perché (cur!), in modo da conoscere un oggetto per smontarlo, rimontarlo, impadronirsene e usarlo a proprio vantaggio. Se nella meraviglia si è invasi dall’altro, nella curiosità si invade l’altro. Il primo atteggiamento esprime l’amore, l’accoglienza
e si rivolge al mondo dei fini, del buono e del bello; il secondo esprime l’egoismo e
l’appropriazione, e si rivolge al mondo dei mezzi, dell’utile e del comodo. La reazione
contraria alla meraviglia è chiamata da Marco e Matteo «durezza di cuore». Questa
segna le tappe dell’antie-vangelo. In Luca questa durezza di cuore è tradotta con la
reazione di «rabbia» (cf 4,28; 6,11; 11,53; 15,28). Quando si accosta all’altro per
usarlo, il cuore diventa duro, calcificato e morto, e non sa più pulsare per l’altro;
chiuso nel proprio utile, è mosso dall’ira e allunga la mano solo per impadronirsi di ciò
che gli serve, per stritolare ciò di cui si serve. Cristo verrà ucciso da questo
atteggiamento ostile (cf. 11,53). Nel Vangelo c’è uno stupore tutto particolare e
nuovo, perché ci si trova davanti alla novità assoluta. Non è lo stupore che si prova
davanti agli scribi, che pur dicono la verità di Dio. È lo stupore di trovarsi davanti a
Dio stesso.
O Dio, tutto proviene da te;
noi, dopo averlo ricevuto dalla
tua mano, te l’abbiamo ridato.
Noi siamo forestieri davanti a te
e ospiti, come tutti i nostri padri”
( 1Cr 29,14)
“E mi accorsi quanto
sia vantaggioso essere un
uomo nuovo, un Ulisse
senz’altra Itaca che quella
interiore.
Non ho mai avuto la
sensazione di appartenere
completamente a nessun luogo.
Straniero dappertutto, non
mi sentivo particolarmente
isolato in nessun luogo”
(M. Yourcenar,
Memorie di Adriano)

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