La Via

La Via 6 novembre

SADDUCEI ODIERNI (Lc 20,27-38)

Storia di una madre che consegna ai figli il tesoro più pre- zioso: la fede.
È la vicenda di cui parla la prima lettura, oggi un po’ de- curtata dalla liturgia ma custodita nei suoi passaggi essenziali. Storia di una madre che univa la tenerezza femminile alla forza virile e al coraggio.
E per questo dice al proprio figlio di non temere neppure la morte, continuando a credere nella vita eterna.
Su questo argomento si sofferma anche la pagina del Vangelo. Ci sono i Sadducei che vogliono imprigionare Gesù in una controversia.
E come di solito fa in queste occasioni Gesù sfugge.
Perché le controversie sono sempre operazioni di corto respiro. E Gesù in qualche modo ne è insofferente, è come se vo- lesse uscire dall’accerchiamento e respirare all’aria aperta dilatando l’orizzonte.
E lo fa anche riguardo alla resurrezione della carne, la- sciando capire che la vita futura non potrà essere ridotta

alla semplice trasposizione felice di ciò che facciamo qui in terra, quasi si trattasse di una rianimazione di cadaveri. La resurrezione sarà molto di più: non sarà una ripetizio- ne ma una trasfigurazione perché la morte per un cristia- no non distrugge ma trasforma.
Significativo il fatto che un modo così semplicistico e ma- teriale di leggere la resurrezione venisse da un gruppo, i Sadducei, che nella resurrezione non credevano affatto. Essi avevano costruito un intero sistema religioso, ben compaginato e ineccepibile. Ma senza fede nella resurrezione.
Esistono anche oggi i Sadducei.
Non quel preciso gruppo ovviamente; ma tutte quella for- me di vita cristiana senza resurrezione.
Quelle forme diffuse che riducono il cristianesimo a pura opera sociale, a una pura trasmissione di valori. E rendo- no Gesù semplicemente un grande uomo. Come se soc- correre i poveri e gli sventurati fosse il fine del cristiane- simo e non uno dei suoi mezzi per un fine più grande: il Paradiso.
Dio ha in mente per noi orizzonti grandissimi. Ha in mente per noi una terra e situazioni che non osiamo immaginare.
Non mortifichiamolo con le nostre vedute.

Don Umberto