La Via

La Via 10 marzo

RALLEGRARSI   (Gv 3,14-21).

Oggi la liturgia ci fa interrompere il ritmo quaresimale per vivere la domenica della gioia.

Ma di cosa dovremmo rallegrarci?

Ci sono davvero motivi, nella nostra vita, per cui sperimentare la gioia?

A questo interrogativo ciascuno fornisce risposte a modo suo; anche il Vangelo però ce ne fornisce una: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto ma abbia la vita eterna”.

Il Signore non è venuto a rubare niente, né gioia, né libertà, è venuto invece perché l’uomo non muoia, ma abbia la vita.

L’alternativa della fede è questa: o credere nella vita che muore, ed è l’amore dell’ombra, o credere nella vita che non muore, ed è, come dice Paolo, vestirsi di luce.

Ma noi ci buttiamo sulla vita che muore.

C’è una cultura dell’immediato che ci spinge a buttarci sulle apparenze, sulle cose, e a vicenda ci diciamo immortali e contemporaneamente stringiamo la morte fra le braccia.

Perché ci sono azioni, una logica, che diffonde morte attorno a sé.

«Chi non ama, rimane nella morte».

L’uomo solo, l’uomo egoista o l’indifferente, odora di morte. E ci sono uomini invece, dopo Gesù, come lui, che mandano solo segnali di vita attorno a sé: sono uomini delle beatitudini, che sanno amare in perdita, che sanno camminare tutta la notte con chi chiede loro solo un po’ di coraggio: fino a che nessun uomo sulla terra abbia più paura di un altro uomo.

E guardate le persone attorno a voi, guardate le persone che conoscete e domandatevi se mandano segnali di vita o se mandano segnali di morte.

E poi non guardiamo più fuori di noi, guardiamo dentro.

Sono io che talvolta diffondo vita, talvolta diffondo morte.

Sono io, amico del male e amico del bene nella stessa giornata, che ho in me una parte di notte e una parte di mattino; sono io che ho cose nascoste e vorrei che non venissero mai alla luce, il mio male nascosto e profondo di cui mi vergogno e che spero che non venga mai alla luce.

E come fare, allora?

Cosa devo fare per venire alla luce con tutto me stesso? Questa è la domanda di Nicodemo, questa è la nostra.

Don Umberto