La Via

La Via 24 marzo

LE PALME E LA CROCE  (Mc 14,1-15,47).

Ogni anno questa liturgia che oggi celebriamo suscita in noi sentimenti contrastanti: passiamo dalla gioia di accogliere Gesù che entra festosamente in Gerusalemme al dolore di vederlo condannato a morte e crocifisso.

Devo dire che personalmente non ero abituato a tutto ciò.

Il rito Ambrosiano, nel quale sono cresciuto, oggi celebra solo una parte: Gesù e il suo ingresso nella città Santa.

Niente lettura della Passione quindi.

E all’inizio tutto ciò che ho trovato nel rito Romano mi lasciava un po’ perplesso.

Mi sembrava una sorta di contraddizione, una forzatura che costringeva a passare da un sentimento all’altro.

Poi, piano piano, ho cercato di riflettere perché possono stare insieme le palme e la croce.

Sono essi infatti i due simboli di oggi.

Sono essi ad esprimere le due condizioni interiori con cui vivere questa festa.

In fondo esprimono la volubilità della folla che prima acclama e poi crocifigge.

Ma non siamo forse anche noi tra questa folla?

Non proviamo forse anche noi sentimenti ambivalenti e contrastanti?

Palme e croce dicono quindi l’inquietudine del nostro cuore, la sua irriducibilità ad un solo sentimento e quindi anche la sua divisione.

Con la conseguente necessità di un cammino di purificazione e di unificazione interiore.

Poi c’è un altro motivo per cui le palme e la croce stanno insieme.

La palma è il segno della vittoria, ma questa vittoria passa attraverso la croce.

La vittoria di Gesù è anzitutto quella di toccare i cuori e così orientarli alla conversione.

E lo fa offrendo la sua vita.

Solo così si può sciogliere anche la durezza di cuore più estrema.

È inoltre bello che nella versione della Passione di quest’anno si legga anche l’episodio del Centurione.

Egli vide e professò la divinità di Gesù vedendolo morire in quel modo.

Si lasciò stupire dall’amore.

In questo amore gratuito ed inaudito il centurione, un pagano, trova Dio.

Chiediamo al Signore che tra le palme e la croce anche il nostro cuore possa tornare a stupirsi di un amore così grande.

Don Umberto