La Via

La Via 22 aprile

PASTORI o MERCENARI (Gv 10,11-18)

Chi conduce la nostra vita?
Ciascuno forse pensa di essere autonomo, libero e svincolato da tutto nel fare le sue scelte.
Ma quando ci fermiamo un po’ a riflettere ci accorgiamo che non è così. Siamo condizionati.
Siamo stretti dentro le attese di chi ci sta intorno.
Siamo sedotti dal modello di vita che ci raggiunge attraverso i media.
Abbiamo molti pastori nella vita, quasi senza accorgercene.
Ci guidano. Ma possono farlo perché glielo permettiamo o anche perché in fondo li abbiamo scelti noi come pastori.
“Io sono il pastore” dice perentoriamente Gesù.
E ci aggiunge: “sono il pastore buono, il pastore bello”.
Bontà e bellezza in Lui coincidono perché sempre l’ amore è bello se è dono, se è carità.
La bellezza senza carità infatti è pura cosmesi.
Gesù dice di essere l’ unico pastore che ci ama, che ci conosce e ci valorizza.
Gli altri non sono pastori, ma mercenari, ci amano per avere un tornaconto.
Al nostro datore di lavoro risultiamo simpatici se produciamo; a volte persino gli amici (e i parenti) ci amano a patto di comportarci secondo le loro aspettative.
Ci hanno chiusi dentro un confine preciso tutto ideale, e guai ad uscirne.
Umanamente parlando sembra quasi impossibile sottrarsi a questa logica.
Sembra irrealizzabile l’ amore gratuito, il dono di sé incondizionato, la libertà dal contraccambio.
Ma che tristezza se anche Dio lo pensiamo così!
Viene davvero da piangere se Gesù è ricondotto dentro i nostri soffocanti parametri.
Se pensassimo che ci ama solo se siamo brave persone, se credessimo ad un Dio che elargisce grazie per poi chiederne il conto, allora non varrebbe la pena essere cristiani.
Dio non è un mercenario. Dio è amore gratuito.
Crederci fermamente ci aiuterebbe a stare meglio.
E a riempire la nostra vita di tanti piccoli, trascurabili gesti di gratuità.
Che poi tanto trascurabili non sono.

Don Umberto