La Via

La Via 15 settembre

DA UN MONDO ALL’ALTRO. (Lc 15,1-32).

Dal mondo dei giusti a quello dei peccatori.
È questo spostamento il messaggio rivoluzionario delle parabole della misericordia.
A compiere questo spostamento è Dio stesso.
E colui che ce lo racconta è Gesù.
Ad un Dio che abitualmente era pensato in compagnia di angeli e santi, fa da contraltare un Dio vicino a gente perduta, smarrita, ribelle.
Non credo che noi l’abbiamo metabolizzato questo spostamento.
C’è tutto un perbenismo ecclesiastico che ancora pensa Dio così: circondato solo dai giusti e dai perfetti.
Come quello che vediamo negli affreschi o nelle chiese: corone di angeli, santi, papi e vergini che gli stanno vicino.
A volte penso che dovremmo anche poterlo rappresentare assiso su una semplice sedia di legno: e con attorno barboni e prostitute, gli ultimi di questa nostra società.
Un Dio così non è poi tanto gradito.
Perché spesso abbiamo bisogno di un Dio giudice che in qualche modo dia ragione alle nostre scelte etiche e al nostro senso del dovere.
Siccome noi ci comportiamo bene, allora Dio deve premiare i buoni e condannare i peccatori.
Se no che giustizia c’è?
Esattamente lo stesso ragionamento del figlio maggiore della parabola di oggi.
Così tanto ligio ai suoi doveri da non poter tollerare la misericordia.
Così tanto indurito nel suo apparente bene da aver confuso il padre con la legge.
È che per un certo tipo di giusti è impossibile capire la predicazione di Gesù.
Troppo alternativa. Troppo libera.
E soprattutto sconveniente.
Nel senso che per coloro che credono per convenienza, un Dio di questo tipo non serve a nulla.
È il Dio di quelli credono per convinzione.
A questi parla un Dio così!
A coloro che non continuano a sentirsi a posto pensando che però il mondo sia uno schifo;
a coloro che non dicono che non ci si può più fidare di nessuno;
a coloro che non si affrettano a trovare i difetti dei fratelli; a coloro che confidano nella bontà che ancora esiste nel cuore;
a costoro sorride il Dio dei peccatori.
Speriamo di farne parte.

Don Umberto