La Via

La Via 15 dicembre

 TUTTAVIA                 (Mt 11,2-11).

Scrivere un paio di paginette su un solo avverbio è cosa difficile.

Bisogna essere abili.

Un po’ venditori di fumo probabilmente.

Ma se quell’avverbio è decisivo, se in quell’avverbio sta nascosta una verità fondamentale per capire la logica di Gesù, allora si può provare.

Giovanni il Battista fu il più grande dei profeti, tuttavia nel regno dei cieli il più piccolo è più grande di lui.

Eccolo l’avverbio che sancisce la differenza tra il Regno e il mondo.

La differenza a cui la maggior parte di noi non dà credito: forse nemmeno Giovanni il Battista.

Egli infatti era in carcere e da quel luogo tenebroso e senza speranza comincia a dubitare: Gesù sarà davvero il Messia?

Troppo diverso infatti era lo stile di quel rabbi di Nazareth da ciò che Giovanni si sarebbe aspettato.

Gli schemi mentali del Battista mal si adattavano ad accogliere le parole di misericordia pronunciate da Gesù.

La differenza emergeva lampante: alla radicalità esigente e austera di Giovanni si contrapponeva un altro tipo di radicalità, quella dell’amore, del perdono e dell’amicizia predicate da Gesù.

Solo quando Giovanni sarà disposto a riconoscere che Dio si può rivedere anche in un modo diverso dalle sue aspettative allora sarà in grado di accogliere il volto di Dio dentro di lui.

Ed è questa la prima dimensione del regno di cui Cristo ci ha parlato.

Lo ha fatto ininterrottamente, tutto il Vangelo è un grande annuncio del Regno.

Dio non è fuori di noi, in manifestazioni straordinarie della sua onnipotente presenza.

Egli è dentro di noi.

Perché il Regno è al tempo stesso albero e seme, ciò che deve avvenire e ciò che c’è già.

Non è un al di là, piuttosto una dimensione della realtà che in genere rimane invisibile ma qualche volta, misteriosamente, affiora.

E in questa dimensione ha senso credere che il più piccolo è più grande del Battista.

Cioè che le realtà piccole e apparentemente insignificanti nascondono la presenza di Dio più di quelle che ci colpiscono per la loro potenza.

La logica del Regno non è una logica morale.

Non dice: “fai questo e non fai quello”.

È una legge di vita, cioè un movimento di crescita che fa accadere ciò in cui credi.

Nel Regno si dice: “se fai questo accadrà quello”.

Se dai credito a questo capovolgimento del mondo, Dio si rivelerà.

Don Umberto