La Via Speciale

La Via Speciale Pasqua 2019

“SARANNO PER VOI UN SEGNO”
Se penso alla parola “segno” mi vengono in mente le stelle.
Sarà perché per chi amava viaggiare, o lo faceva per necessità, esse erano segno per orientarsi e trovare la via: eterni segnali indicatori di rotte ancora non conosciute.
Lo erano anche per i soldati dell’impero romano: si dice che dopo una battaglia le contemplassero per pensare ai commilitoni morti sul campo.
Ognuna di esse era segno di un ricordo, di una memoria affettuosa e nostalgica di chi non c’era più.
La Bibbia stessa dice che le stelle sono segni: si racconta nel libro della Genesi che Dio le fece proprio per questo.
Segni per regolare le feste, cioè il tempo che scorre.
Dal pensare le stelle alla copertina di questo numero speciale della Via il passo è breve.
Van Gogh ha aperto la nostra Quaresima, Van Gogh la chiude.
Ma perché la scelta di questo tema? Perché scrivere della molteplice declinazione di questa parola “segno”?
Qualificare qualcosa o qualcuno come segno vuol dire ammettere che la sua presenza ne richiama in qualche modo un’altra.
Se c’è un significante, c’è anche un significato.
Quindi quando parliamo di segno creiamo sempre un legame tra una realtà presente e un’altra assente, direi invisibile.
Ovvio che un segno non è mai inoppugnabile o infallibile.
Tutt’altro. A volte è frutto di una valutazione personale, opinabile, accolta da alcuni e rifiutata da altri.
Ma resta il fatto che parlare di “segno” vuol dire ragionare nei termini di un legame tra una realtà e un’altra, spesso tra una cosa concreta o un’azione precisa e un valore, un messaggio a cui rimanda.
E questo mi sembra il passaggio necessario anche per la fede.
La fede si nutre di segni e di simboli.
La fede interpreta la vita e i suoi momenti come un segno: un messaggio che Dio ci rivolge e non una serie di fatti occasionali.
Le feste Pasquali sono il momento più alto della nostra fede.
Dovrebbero essere l’espressione religiosa più genuina di ciò in cui noi crediamo: la morte e resurrezione di Gesù.
Ma anche per la resurrezione di Gesù noi possiamo dire che essa è un segno?
Normalmente consideriamo i segni di essa: il sepolcro vuoto, la testimonianza dei discepoli, il coraggio dei martiri.
Ma di cosa essa è segno?
Certamente della vittoria della vita e del Dio della vita su ogni morte, quella fisica, quella morale, quella affettiva.
Se Gesù è risorto, questo significa che la nostra vita è attraversata da una luce che non può essere spenta.
Ed è a partire da questa luce che la vita dei credenti diviene un segno essa pure.
La Resurrezione di Gesù, quando è accolta e creduta nel profondo ci regala non solo la ferma speranza della vita eterna, ma anche la forza di essere segno di accoglienza, di perdono, di condivisione.
E di questi tempi, sempre più caratterizzati da duro cinismo, segno di contraddizione.

Buona Pasqua
Don Umberto