La Via

La Via 16 maggio

LA TESTA TRA LE NUVOLE

(Mc 16,15-20)

 C’è questa curiosa espressione della nostra lingua italiana che usiamo per indicare una persona distratta e quasi assente da ciò che sta facendo: “hai la testa tra le nuvole!” Sono parole che indicano uno stato di leggerezza, una condizione pensosa ma non gravosa.

Non ci rivolgiamo infatti così ad una persona oppressa dai suoi pensieri che preoccupano e rendono tristi.

Avere la testa tra le nuvole è diverso infatti dall’essere sovrappensiero.

I discepoli di cui parla il Vangelo di oggi avevano lo sguardo tra le nuvole; per questo gli angeli si rivolgono a loro con fare perentorio per riportarli sulla terra e rimetterli in cammino.

I discepoli dovranno, da allora in poi, fare i conti con l’assenza di Gesù.

Ma di vera assenza si tratta?

Non è piuttosto un diverso modo di presenza che il Signore stesso ha garantito loro?

Addirittura… “tutti i giorni sino alla fine del mondo.”

Si tratta, invero, proprio di questo.

Pertanto si rende necessaria alla vita dei discepoli (o alla nostra) una capacità di godere di questa invisibile presenza.

Probabilmente avere la testa tra le nuvole è condizione per percepire questa presenza.

Urge spiegarmi per non essere frainteso.

Un giovane gesuita, poi diventato santo, Stanislao Kostka (patrono degli studenti) diceva di “essere fatto più per le cose del cielo che per quelle della terra”.

Non condusse la sua vita nella completa sbadataggine e distrazione. Tutt’altro!

Fu quella sua testa tra le nuvole a renderlo una persona autentica.

Il pensiero alle cose del cielo è sorgente di quella sapienza cristiana che aiuta a relativizzare i problemi e i drammi della vita pur sapendo che essi non perdono il loro carattere a volte tragico.

Riconosco che, a volte, la spiritualità cristiana ha portato ad una specie di astrazione che allontanava le persone dalla concretezza del vivere.

Ma non è questa distorsione a doverci allontanare da una verità tanto lampante: senza cielo la terra è desolata.

La terra esiste perché c’è il cielo.

Ma, come canta Renato Zero, “chi non prega non si convincerà che non è solo una macchia scura il cielo”.

Esso è quel luogo dove ogni tanto lasciare vagare la nostra testa.

Per sentire Dio e amare la terra.

Don Umberto