La Via

La Via 20 marzo

IL TEMPO CHE RESTA.
(Lc 13,1-9).

Dicono gli psicologi che la qualità della nostra vita dipende solo al 20% dai fatti che accadono; il restante 80% dipende dal modo con cui interpretiamo quei fatti e dal significato che riusciamo a dargli.
Chiedersi come vivere ciò che ci accade non è affatto inutile: è anzi decisivo perché una risposta non vale l’altra.
In un tempo come quello Quaresimale in cui risuona fortemente l’invito alla conversione, dovremmo considerare il fatto che nella lingua del Vangelo convertirsi significa “pensare oltre”.
È solo un pensiero alternativo quello che conduce a cambiare i comportamenti; non è affatto questione di uno sforzo di volontà.
Quando cambia il modo di vedere le cose cambia anche il nostro agire, quasi senza sforzo.
Oggi Gesù ci invita a vedere ciò che sfugge normalmente al nostro sguardo e alla nostra comprensione di fronte agli eventi tragici e calamitosi.
Parla di due fatti che potrebbero essere interpretati come
frutto della violenza umana (Pilato) o della pura speculazione egoistica (la torre che crolla).
Sarebbero interpretazioni ineccepibili ma per Gesù c’e anche e soprattutto altro.
A salvarci non è la chiacchiera sulla cronaca o le molteplici dissertazioni sui motivi di un evento tragico.
È necessario che quei fatti siano letti come inviti forti a cambiare la qualità della vita stessa.
Il tempo che ci è dato, il tempo che resta, è tempo datoci da Dio per portare frutto.
Se non c’è questa consapevolezza, è sempre presente il rischio che la nostra vita sia improduttiva come ci ricorda la parabola del fico.
Proprio questa odierna parabola ci dice anche che Dio non si fa prendere dalla fretta di giudicare e condannare.
Dio offre sempre una dilazione.
Anche così si manifesta la sua misericordia.
Prenderne atto è sapienza.
E la sapienza principio di conversione.

Don Umberto