La Via

La Via 26 giugno

ITINERANZA e MOVIMENTO (Lc 9,51-62)

Nel Vangelo di oggi, San Luca dà inizio al racconto dell’ultimo viaggio di Gesù verso Gerusalemme, che si chiuderà al capitolo 19.
È una lunga marcia non solo geografica e spaziale, ma spirituale e teologica verso il compimento della missione del Messia.
La decisione di Gesù è radicale e totale, e quanti lo seguono sono chiamati a misurarsi con essa.
L’Evangelista ci presenta oggi tre personaggi — tre casi di vocazione, potremmo dire — che mettono in luce quanto è richiesto a chi vuole seguire Gesù fino in fondo, totalmente.
Il primo personaggio Gli promette: «Ti seguirò dovunque tu vada». Generoso!
Ma Gesù risponde che il Figlio dell’uomo, a differenza delle volpi che hanno le tane e degli uccelli che hanno i nidi, «non ha dove posare il capo».
Così Gesù ha indicato a noi suoi discepoli che la nostra missione nel mondo non può essere statica, ma è itinerante.
Il cristiano è un itinerante.
La Chiesa per sua natura è in movimento, non se ne sta sedentaria e tranquilla nel proprio recinto.
È aperta ai più vasti orizzonti, inviata — la Chiesa è inviata! — a portare il Vangelo per le strade e raggiungere le periferie umane ed esistenziali.
Vorrei fermarmi solo su questo primo personaggio in quanto simbolo del movimento come condizione necessaria alla vita in generale.
È sempre meglio ciò che è in movimento rispetto a ciò che sta fermo; il cambiamento è sempre più nobile della stabilità. Ciò che non si muove è soggetto alla disintegrazione, alla degenerazione e a ridursi in cenere, mentre ciò che si muove potrebbe durare addirittura per sempre.
È legge della fisica e della biologia.
Ma anche della vita spirituale.
Non bisogna temere il movimento, cioè il cambiamento di ciò che avviene in noi e dentro di noi; anche il cambiamento delle persone.
È proprio in questo infatti che si rivela la presenza del Signore.