Avvento,  Lectio

Lectio Avvento 2017

Rivalità fraterna, Giacobbe ed Esaù

Nel grembo …
Gen 25, 21-23
Isacco supplicò il Signore per sua moglie, perché ella era sterile e il Signore lo esaudì, così che sua moglie Rebecca divenne incinta. Ora i figli si urtavano nel suo seno ed ella esclamò: “Se è così, che cosa mi sta accadendo?”. Andò a consultare il Signore. Il Signore le rispose:
“Due nazioni sono nel tuo seno
e due popoli dal tuo grembo si divideranno;
un popolo sarà più forte dell’altro
e il maggiore servirà il più piccolo”

L’inganno …
Gen 27, 18-40
Così egli venne dal padre e disse: “Padre mio”. Rispose: “Eccomi; chi sei tu, figlio mio?”. Giacobbe rispose al padre: “Io sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Àlzati, dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica”. Isacco disse al figlio: “Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!”. Rispose: “Il Signore tuo Dio me l’ha fatta capitare davanti”. Ma Isacco gli disse: “Avvicìnati e lascia che ti tocchi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no”. Giacobbe si avvicinò a Isacco suo padre, il quale lo toccò e disse: “La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù”. Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e lo benedisse. Gli disse ancora: “Tu sei proprio il mio figlio Esaù?”. Rispose: “Lo sono”. Allora disse: “Servimi, perché possa mangiare della selvaggina di mio figlio, e ti benedica”. Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve. Poi suo padre Isacco gli disse: “Avvicìnati e baciami, figlio mio!”. Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l’odore degli abiti di lui e lo benedisse:
“Ecco, l’odore del mio figlio come l’odore di un campo che il Signore ha benedetto. Dio ti conceda rugiada dal cielo, terre grasse, frumento e mosto in abbondanza. Popoli ti servano e genti si prostrino davanti a te. Sii il signore dei tuoi fratelli e si prostrino davanti a te i figli di tua madre.
Chi ti maledice sia maledetto
e chi ti benedice sia benedetto!”.
Isacco aveva appena finito di benedire Giacobbe e Giacobbe si era allontanato dal padre Isacco, quando tornò dalla caccia Esaù, suo fratello. Anch’egli preparò un piatto, lo portò al padre e gli disse: “Si alzi mio padre e mangi la selvaggina di suo figlio, per potermi benedire”. Gli disse suo padre Isacco: “Chi sei tu?”. Rispose: “Io sono il tuo figlio primogenito, Esaù”. Allora Isacco fu colto da un fortissimo tremito e disse: “Chi era dunque colui che ha preso la selvaggina e me l’ha portata? Io ho mangiato tutto prima che tu giungessi, poi l’ho benedetto e benedetto resterà”. Quando Esaù sentì le parole di suo padre, scoppiò in alte, amarissime grida. Disse a suo padre: “Benedici anche me, padre mio!”. Rispose: “È venuto tuo fratello con inganno e ha carpito la benedizione che spettava a te”. Riprese: “Forse perché si chiama Giacobbe mi ha soppiantato già due volte? Già ha carpito la mia primogenitura ed ecco ora ha carpito la mia benedizione!”. E soggiunse: “Non hai forse in serbo qualche benedizione per me?”. Isacco rispose e disse a Esaù: “Ecco, io l’ho costituito tuo signore e gli ho dato come servi tutti i suoi fratelli; l’ho provveduto di frumento e di mosto; ora, per te, che cosa mai potrei fare, figlio mio?”. Esaù disse al padre: “Hai una sola benedizione, padre mio? Benedici anche me, padre mio!”. Esaù alzò la voce e pianse. Allora suo padre Isacco prese la parola e gli disse:
“Ecco, la tua abitazione sarà lontano dalle terre grasse, lontano dalla rugiada del cielo dall’alto. Vivrai della tua spada e servirai tuo fratello; ma verrà il giorno che ti riscuoterai, spezzerai il suo giogo dal tuo collo”.

La vera benedizione …
Gen 28, 3-4
Ti benedica Dio l’Onnipotente, ti renda fecondo e ti moltiplichi, sì che tu divenga un insieme di popoli. Conceda la benedizione di Abramo a te e alla tua discendenza con te, perché tu possieda la terra che Dio ha dato ad Abramo, dove tu sei stato forestiero”.

La lotta per il proprio sé …
Gen 32, 23-32

Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi. Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quello disse: “Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora”. Giacobbe rispose: “Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!”. Gli domandò: “Come ti chiami?”. Rispose: “Giacobbe”. Riprese: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!”. Giacobbe allora gli chiese: “Svelami il tuo nome”. Gli rispose: “Perché mi chiedi il nome?”. E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuèl: “Davvero – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva”. Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuèl e zoppicava all’anca.

L’incontro fraterno …
Gen 33, 1-11
Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù, che aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i bambini tra Lia, Rachele e le due schiave; alla testa mise le schiave con i loro bambini, più indietro Lia con i suoi bambini e più indietro Rachele e Giuseppe. Egli passò davanti a loro e si prostrò sette volte fino a terra, mentre andava avvicinandosi al fratello. Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero. Alzàti gli occhi, vide le donne e i bambini e domandò: “Chi sono questi con te?”. Giacobbe rispose: “Sono i bambini che Dio si è compiaciuto di dare al tuo servo”. Allora si fecero avanti le schiave con i loro bambini e si prostrarono. Si fecero avanti anche Lia e i suoi bambini e si prostrarono e infine si fecero avanti Giuseppe e Rachele e si prostrarono. Domandò ancora: “Che cosa vuoi fare di tutta questa carovana che ho incontrato?”. Rispose: “È per trovar grazia agli occhi del mio signore”. Esaù disse: “Ho beni in abbondanza, fratello mio, resti per te quello che è tuo!”. Ma Giacobbe disse: “No, ti prego, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla mia mano il mio dono, perché io sto alla tua presenza, come davanti a Dio, e tu mi hai gradito. Accetta il dono augurale che ti è stato presentato, perché Dio mi ha favorito e sono provvisto di tutto!”. Così egli insistette e quegli accettò.

Lectio di apertura Avvento 2017 di don Umberto