Anno pastorale 2020-2021,  Avvento

Saremo casa

Quarta  settimana di Avvento 2020.

“Vedi io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda”: così dice il re Davide al profeta Natan dopo che il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici.

Dio abita la «precarietà» di una dimora: i teli di una tenda. Come non leggere in queste parole del profeta Samuele l’anticipazione della nascita di Gesù, di Dio che viene a noi nella fragilità e nella precarietà di una tenda.

E questo è il mistero e il paradosso dell’annuncio del Natale: Lui che è casa per tutti noi, viene a noi in modo fragile, entra nel mondo senza dimora, nella precarietà di un viaggio, nel grembo di Maria, uomo tra gli uomini. In questo modo viene ad abitare il mondo. E allora qui nuovamente siamo riconsegnati ad una dimensione affettiva e fisica del dimorare: trovare rifugio, riposare, costruire una casa perché chi vi abiti non tremi più. Questo significa abitare un

luogo: sentirsi protetti, custoditi, amati. Le relazioni autentiche sono così che si mostrano a noi, ci fanno sentire a casa, ci donano un luogo, uno spazio protetto dove viversi come intimità. È questa la vera casa di cui abbiamo bisogno e Gesù in questo modo viene a noi. Dio si annuncia cosi, come colui che vuole farsi riconoscere intima dimora per ciascuno di noi.

 

Indubbiamente riconsegnati alla responsabilità di farsi casa l’uno per l’altro, Dio nelle parole del profeta Samuele chiede al re Davide di costruire una casa anche per Lui: ma queste parole non possono essere interpretate come la grande sorpresa (promessa) di Dio di lasciarsi trovare là dove Lui stesso abita e cioè nella vita dell’uomo.

Ma non è forse questo il mistero del Natale: Lui che si annuncia come casa per tutti noi venendo ad abitare presso di noi.

 

“IL SIGNORE TI ANNUNCIA CHE FARA’ A TE UNA CASA” – commento del vescovo al brano del profeta Samuele

“SAREMO CASA” AVVENTO 2020