Conversazioni

Conversazioni: Luca Barilla

Luca Barilla, 12 novembre 2018 Roveleto di Cadeo ” CONVERSAZIONI 2018″

Non sono un conferenziere, non sono una persona che gira l’Italia a parlare il pubblico e addirittura mi sento fuori luogo. Non sono andato all’università: non so se ho cose importante da dire.

Famiglia, lavoro e storia personale. Ci sono persone che mi hanno segnato, sicuramente mio padre, la persona più importante. Lui mi ha fatto vedere le cose davvero importanti: famiglia lavoro e la nostra storia.

Noi possiamo cambiare e perdere tutto ma in teoria non dovremmo perder la famiglia,  l’elemento più forte e protettivo. Non tutti riescono a instaurare rapporti positivi ma tutti abbiamo la possibilità di farlo. Interagire, e avere la capacità di tollerarci. Impariamo a prenderci per le proprie forze e non per le proprie debolezze se no siamo tutti da buttarci via.

Lavoro:Il lavoro da la dignità ed e importante che ci sia. Questo si può cambiare senza provare dolore …

Siamo fatti tutti della nostra storia … se per una magia ci togliessimo dalla nostra memoria saremmo tutti uguali. Il nostro passato non lo possiamo cambiare  Pensare ai nostri comportamenti quotidiani che ci darà da scudo per il resto della nostra vita. La storia ci dà credibilità. Una storia meravigliosa  quella della nostra azienda.  La nostra azienda viene criticata, ma la storia non è una storia che può essere sconfitta da nessun pensiero e quella resterà …

 

I giovani. Ai giovani di consigli se ne sono dati tantissimi…  Un luogo comune è quello di dire:”dovete essere voi stessi”. Ma tutto questo non garantisce nulla, non garantisce un lavoro, una carriera. Magari la pace con se stessi. Io vi dico: fate dei sacrifici… chi ci ha preceduto ne ha fatti tanti. La vita migliore l’abbiamo acquisita e diamo tutto per scontato. Ma se vogliamo un posto nel futuro dobbiamo fare sacrifici. E anche quando siamo arrivati non bisogna fermarsi. Se vogliamo restare sul mercato non bisogna fermarsi. La gente si stufa del vecchio. Continuare a correre!

Ho avuto una vita fortunata ma non lo considero scontata. Ogni giorno faccio dei sacrifici per non abituarmi. Non devo abituarmi al cognome che porto. Io non voglio dare tutte queste cose scontate: tutte le mattine mi alzo presto, per stare vicino a quelle che persone che sono obbligate ad alzarsi.

Imprenditore cristiano.  Sono cristiano, credente . Ho una concezione di impresa diversa da altro imprenditori: Barilla non è nostra, mia, o dei miei fratelli , un giorno noi non ci saremo più. Noi abbiamo ricevuto il testimone, lo portiamo, poi un giorno che ci piaccia o no, lo passeremo. Noi vogliamo lasciare ai nostri eredi un’azienda migliore di quando l’abbiamo ricevuta. Se pensi così l’impresa diventa di tutte le persone che l’hanno vissuta prima di te e la vivranno. Non posso usarla come mezzo, non posso spremerla per avere massimo profitto. Il mio sogno è questo: utilizzare azienda per creare benessere. Non abbiamo mai accumulato denaro: solo donazioni e investimenti che creano lavoro. Uno dei mali che ci attanaglia sia quello della mancanza di meritocrazia. Se il mondo fosse da ciò governato tanti problemi non esisterebbero. Se c’è qualcuno che sbaglia bisogna avere il coraggio di dirglielo. Occorre avere coraggio di essere meritocratici e di dichiararlo subito.

Solitudini. Mi sono sentito solo. L’imprenditore è solo per definizione. Il 16 settembre 1993 mi sono davvero sentito solo: quando è morto mio padre. Quel giorno ho perso il mio scudo, quella protezione che sentivo, il mio  super eroe .

La paura. Era il  1988 quando mio padre ci fece diventare vice presidenti per governare l’azienda. “Luca devi allenarti per il giorno che io non ci sarò più”, mi diceva. Ed io avevo paura. La paura è parte della vita. Le persone coscienti devono avere paura; se riesci a razionalizzarla la paura si trasforma in coraggio. Alleniamoci ad utilizzarla. Il coraggio è l’unica qualità che fa la differenza in un uomo ma richiede sacrifici.