La Via

La Via 20 gennaio

PER NON RESTARE ALL’ASCIUTTO

Noi ci siamo abituati a chiamare “miracoli” i gesti prodigiosi di Gesù; il Vangelo invece li chiama “segni”.

Ciò che accadde quel giorno alle nozze di Cana, ad esempio, fu un segno della gloria del Signore.

Nella Bibbia le nozze sono l’immagine del rapporto d’amore che lega Dio al suo popolo.

La mancanza del vino è quindi il simbolo di un rapporto che si sta raffreddando, un rapporto che langue, un’alleanza che non funziona.

Il vino portato da Gesù, pertanto, è un messaggio chiaro: nella sua stessa persona Cristo ripristina e rilancia questo legame, ristabilisce una nuova ed eterna alleanza.

Così il vino di Cana prefigura il vino dell’eucarestia, il sangue redentore del Signore.

Solo dentro questa cornice teologica noi possiamo cogliere ulteriori significati di questo noto episodio.

Alla mancanza del vino noi possiamo infatti associare tutte quelle situazioni, quelle scelte di vita, personali o comunitarie, che iniziano in modo scintillante ed entusiasta e via via si raffreddano, perdono mordente e convinzione.

Capita spesso che sia così, ma il guaio è che forse ci rassegniamo con facilità a questa logica quasi inesorabile.

Lo dice anche il personaggio del Vangelo: “tutti servono da principio il vino buono e quando sono un po’ brilli quello meno buono”. Come se così fosse la vita in genere: una festa agli inizi, una zavorra col passare del tempo.

A questo destino Gesù non si rassegna, anzi, è la Madonna che non si rassegna coinvolgendo il Figlio nel suo appassionato amore per la festa della vita.

E così, ancora una volta il Vangelo ribalta le cose: il vino più buono arriva dopo.

Gli entusiasmi e le convinzioni migliori emergono con il passar del tempo e la vita offre il meglio di sé solo alla fine, quando, tra l’altro, ci si prepara all’incontro definitivo con Dio.

(Che dura lotta con se stessi è accettare questa logica!)

Perché ciò accada però c’è bisogno di Gesù, di un suo intervento, della sua grazia che solo il rapporto con Lui permette di sentire nell’intimo dei nostri cuori.

Da questo stesso rapporto fioriscono le energie per il cammino che stiamo compiendo come unità pastorale: anche noi infatti rischiamo di restare senza vino.

Non saranno i nostri sforzi o un puro atto canonico a dare concretezza ad un progetto: sarà la convinzione, il coraggio e l’apertura del cuore provenienti dal vino buono di Gesù.

Solo in Lui potremo continuare la festa.

 Don Umberto

  [wpdm_file id=6]