La Via

La Via 1 marzo

CAMBIARE O TRASFIGURARE?   (Mc 9,2-10).download50

“Il suo volto cambiò di aspetto”.
Così gli evangelisti descrivono l’episodio della trasfigurazione che caratterizza questa seconda domenica di Quaresima.
Gli apostoli videro questo cambiamento, ma fu questione di un attimo.
Poi scesero dal monte alla normalità della loro vita. Avrebbero forse voluto che le cose cambiassero, avrebbero voluto fare tre capanne e fermare per sempre quell’istante di beatitudine, ma non fu così.
Capirono che non era questione di cambiare le cose ma di trasfigurarle.
Viviamo in una stagione in cui sembra che si possa cambiare tutto come si vuole.
C’è una grande ossessione di cambiamento.
Ma, realisticamente, quante cose possiamo cambiare?
Possiamo cambiare il nostro carattere? E quello degli altri?

Possiamo cambiare la mentalità dominante? Possiamo cambiare la vita della Chiesa?
Forse vorremmo farlo, ma non ci riusciamo.
A mala pena modifichiamo qualcosa di secondario o periferico.
Più ci nutriamo di ideali e più sperimentiamo uno scoraggiamento, una sorta di disillusione.
C’è chi di fronte a tutto ciò sprofonda in una rassegnazione passiva, cosicché alla fine sono le cose della vita a cambiare lui e non viceversa.
A noi cristiani però è offerta una alternativa: trasfigurare.
Significa scorgere una traccia di luce persino nella situazione più opaca e scoprire che quella luce è solo un anticipo di tutto il bene che è nel nostro destino di figli dell’unico Padre.
Gesù si trasfigurò davanti ai suoi discepoli proprio per rendere più salde le motivazioni della loro sequela in un momento di grande difficoltà.
Senza motivazioni profonde è difficile infatti accettare la realtà quando è frustante, è difficile fare scelte importanti.
Ma da quel giorno i discepoli seppero anche chi realmente era
il loro Maestro e quale destino di gloria li attendeva.
Ripresero la vita di sempre, tornarono a fare errori, ma con una luce diversa nel cuore.
Ci venga data questa luce, per cambiare le cose che possiamo cambiare, trasfigurare quelle che non possiamo cambiare e saper distinguere le une dalle altre.

Don Umberto e Don Stefano