La Via

La Via 1 febbraio

PAROLE CHE SALVANOdownload50

PAROLE DA CUI SALVARSI?     (Mc 1, 21-28)
È il primo miracolo di Gesù.
Meglio, il primo segno.
Ed è accompagnato da una parola perentoria: “Taci!”
Mi colpisce questo confronto fra la forza della parola del Signore e la necessità assoluta del tacere e del silenzio.
L’imperativo di Gesù è rivolto allo spirito impuro ma riguarda in realtà tutte quelle voci negative che ci disturbano, ci avviliscono e ci allontanano da Dio.
Sono le stesse voci che interferiscono con un ascolto vero dell’unica Parola che è in grado di salvarci.
Il nostro mondo si segnala per un eccesso di parole. Parole ovunque e con ogni mezzo: parole vuote, retoriche, stanche. Oppure parole aggressive, dure, taglienti e polemiche.
Pare di essere di fronte ad un diluvio di parole da cui salvarsi.
E invece la parola di Gesù era detta con autorità: non “da una autorità”, ma aveva dentro una autorità.
Significa che faceva sussultare, faceva pensare, faceva crescere.
Noi abbiamo ridotto la parola “autorità” ad una idea di qualcosa che limita, che chiude, che vincola.

Tutto il contrario dell’autorità di Gesù: nella sua parola c’è la forza di generare, di fermentare, di lievitare.
Credo che non ci si interroghi mai abbastanza sulla qualità delle nostre parole e del nostro ascolto.
Ad un personale esame di coscienza mi scopro essere un uomo che abusa delle parole, che ne fa uso fin troppo spesso e in modo ripetitivo, a volte retorico.
Scopro che anche tante parole ascoltate non mi fanno per niente sussultare.
Mi chiedo se la preziosità di una parola non dipenda anche dall’intensità di chi la ascolta, dal desiderio reale di gustare qualcosa che possa portare salvezza.
E ritorno con l’immaginazione a quel remoto sabato in cui Gesù entrò nella sinagoga .
La gente si stupì del suo insegnamento e delle sue parole perché le desiderava.
Da troppo tempo risuonava il parlare degli scribi; un parlare vuoto, un elenco di cose da fare, un suono senza brividi.
Ad alcuni, parole così vanno bene: a quelli che non vogliono fastidi, a quelli che amano il quieto vivere, a quelli che vogliono solo essere confermati in ciò che già pensano.
Ma ad altri no.
Altri capiscono che il gusto della vita dipende da quanto ti lasci scuotere e da quanto ti rimetti in gioco.
Spero che possiamo ritrovarci in questa seconda categoria di persone.
Don Umberto e Don Stefano