La Via

La Via 9 novembre

SAN CARLO E NOI
La prima lettura, tratta dal Libro del profeta Ezechiele, ci parla di una visione del profeta, in cui contempla un nuovo splendido tempio. Dalla soglia di questo tempio sgorga un’acqua che scorre verso oriente, all’inizio è poca, ma poi diventa un fiume. Il profeta spiega che quest’acqua risana: “Queste acque…sfociate nel mare, ne risanano le acque”. Si tratta del Mar Morto, la cui acqua troppo salmastra non permette la vita. È un simbolo del peccato, che porta dappertutto la morte. Invece l’acqua di cui parla Ezechiele risana le acque salmastre e vivifica: “Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo”. Inoltre, lungo il torrente l’acqua comunica la fertilità: fa crescere ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie sono utili come medicina. È un simbolo meraviglioso, che suscita in noi stima profonda per il Tempio del Signore, la sua Chiesa. Essa è l’edificio in cui i fedeli ricevono l’acqua che risana e vivifica, anzi santifica: ricevono l’acqua della grazia, attraverso i sacramenti e le celebrazioni.
La seconda lettura vuole renderci consapevoli della nostra responsabilità, perché dice che noi dobbiamo costruire il santuario di Dio. Dobbiamo ciò essere conformi al dono che abbiamo ricevuto nei sacramenti che ci hanno reso tempio di Dio. Paolo ammonisce: “Ciascuno stia attento a come costruisce”. Il fondamento è sempre lo stesso, Gesù Cristo; ma sopra di esso noi costruiamo con la nostra capacità, con le nostre attività, e per questo dobbiamo fare molta attenzione, per costruire noi stessi spiritualmente, in conformità alla nostra dignità di tempio di Dio.
Nel Vangelo Gesù purifica l’atrio del tempio, che da luogo di preghiera per i pagani che cercano Dio e lo vogliono pregare, è stato trasformato in luogo per commerci. Questo intervento di Gesù ci dà un insegnamento molto importante: quando entriamo nella chiesa dobbiamo rispettare la santità del luogo, perché è fatto per la nostra relazione con Dio, non per i nostri interessi materiali. Siamo chiamati a un comportamento degno, privo di chiacchiere e pensieri mondani che non sono degni della nostra relazione con Dio.
Oggi la nostra comunità celebra S. Carlo Borromeo, grande pastore che ha saputo essere tempio del Signore e ha fatto diventare tempio di Dio il popolo a lui affidato. San Carlo nella sua vita è stato un lavoratore straordinario e infaticabile. Il grande lavoro che ha svolto come vescovo nasceva da una preghiera profonda: molto tempo dedicato al rapporto con Cristo; questo ha reso efficace e proficuo il suo lavoro.
Lo stesso ha insegnato ai suoi fedeli: amare Cristo per non costruire invano. Anche noi sul suo esempio siamo chiamati ad essere tempio accogliente dei doni spirituali di Cristo, affinché ogni nostra attività abbia da Lui il suo inizio e trovi in Lui il suo compimento. Solo così non faticheremo invano, ma costruiremo qualcosa che renda migliori le nostre vite, che duri nel tempo e porti frutti di vita eterna.

Don Stefano e Don Umberto