La Via

La Via 11 maggio

SOLO LA VOCE    (Gv 10, 1-10)download50

Penso all’immagine del pastore e ancora una volta mi viene in mente una pubblicità. Magari potrà sembrare un po’ irriverente perché il pastore, in ambito biblico, giustamente ci richiama la paternità di Dio.

Però anche in questa pubblicità c’è un segno interessante:  di solito va in onda dopo una partita di calcio e mostra un pastore che si dà un gran da fare per mettere ordine nel suo gregge; si agita, muove il suo bastone, fischia, finchè le pecore si dispongono su tre file in un perfetto modulo che  a volte le squadre usano quando scendono in campo.

Alla fine viene da sorridere nel vedere il pastore tutto sudato e trafelato che ha raggiunto il suo obiettivo.

Ma dopo l’ilarità mi viene anche un pensiero: il pastore è colui che dà alla pecora il suo ruolo, il posto preciso in cui deve collocarsi.

Non ha quindi solo il compito di condurre al pascolo il suo gregge, ma anche quello di valorizzare ogni singolo membro.

Per pregare nella giornata mondiale delle vocazioni, che oggi celebriamo, mi sembra un’immagine più che pertinente.

Il Signore è il Buon Pastore perché la sua cura si esprime nell’indicare a ciascuno cosa farne della sua vita, quale ruolo avere e dove stare.

Potranno cambiare i tempi in cui ciascuno arriva a comprenderla questa chiamata, ma il Signore non si sottrae dal farla risuonare.

E lo fa in punta di voce.

Proprio così, dove non arriva il bastone, entra in gioco la voce.

Che forza straordinaria ha la voce! È in grado di generare emozioni, di spingere alle decisioni come quelle di Pietro di cui si parla nella prima lettura. La gente, al sentirlo parlare, si sentì scaldare il cuore e cominciò a chiedersi “cosa dobbiamo fare?”.

Non al vederlo in azione, ma al sentirlo parlare!

Ogni voce con il suo timbro esprime tutto: passione, convinzione, sicurezza, persuasione.

Allora le persone si muovono e corrono: se sentono una voce che le fa correre.

Tante parole e tante voci oggi risuonano a vuoto; si corre il rischio anche in chiesa di pronunciare o udire parole stanche, logore, incapaci di toccare il cuore ed emozionare il respiro.

La voce di Gesù doveva essere fantastica, mai scontata e prevedibile; le sue parole mai vuote e riciclate.

Doveva emanare dalla sua voce una autorevolezza impressionante.

E noi vorremmo sentirla questa voce, vorremmo togliere alle sue parole quella patina di polvere che l’abitudine dei secoli gli ha messo addosso.

Per poter seguire l’unico che ci dà la vita eterna, anche quando facciamo una vita da pecore.

 

Don Umberto e Don Stefano