La Via

La Via 17 marzo

pdf50ASSENTE INGIUSTIFICATO       (Gv 8, 1-11)

 Genere maschile non pervenuto.

Nonostante la complicità tra uomini l’abbia protetto, qualche domanda noi dovremo pur farcela: dov’è finito il compagno dell’adultera? Non è stato colto in fragrante anche lui?

È una domanda legittima, tanto più se conosciamo la Scrittura che dice: “l’adultero e l’adultera dovranno essere messi a morte” (Lc 20, 10)

La sorte che stava per abbattersi sulla donna doveva quindi essere riservata anche a lui.

E invece niente, sparito nel nulla.

Questa è un’assenza che ci dice molte cose.

Anzitutto rivela quanto sia inconsistente l’amore se è solo una realtà fisica ed estetica; quante parole dolci si saranno detti i due? E che fine hanno fatto di fronte al pericolo e alla paura?

Un amore che non ha come fondamento la verità è troppo fragile; tanto più quando è peccato.

La fuga dell’uomo ci parla però anche di altro: non l’avranno condannato perché sapevano di essere come lui, sapevano di non essere senza peccato e lo dimostreranno all’invito di Gesù a scagliare la prima pietra.

Ma quanto bene può fare questa sensazione di mal comune? Si potrà mai uscire da un errore se si ha la convinzione che “tanto fanno tutti così”?

È proprio una magra consolazione quella di considerarsi tutti peccatori come se andare alla deriva sulla stessa barca fosse più piacevole solo perché fatto insieme ad altri.

Resta da capire quali emozioni avranno toccato il cuore di questo maschio, grande assente.

Non avendo rischiato la morte avrà pensato di averla scampata bella.

Ma “scamparla” non è la stessa cosa di “essere salvati”.

Chi si sente salvato, come l’adultera peccatrice, sa di aver incontrato qualcuno, di poter colmare i suoi vuoti con una Presenza che scalda il cuore e lo apre alla verità; chi la “scampa bella” resta con la sua solitudine, ancora preda dei suoi vizi e delle sue prepotenti e incontrollate passioni.

Ma per salvarsi bisogna uscire allo scoperto.

Bisogna che si riveli la verità di noi stessi, il nostro limite, le nostre paure, anche fino a toccare il fondo.

Poi si può solo risalire. Non da soli però, ma con quella dolce mano di Cristo che prima scrive per terra, poi è protesa a stringere quella di chi si sente perduto.

Di fronte a questa sublime pagina evangelica scorrono le immagini di quanto accaduto in questi giorni: Papa Francesco ci ha sorpreso tutti. Quella preghiera silenziosa da groppo in gola, quello sguardo e quelle parole che chiedono aiuto non per timore ma per scelta, quella fermezza mite e umile, sono state come l’aria pura.

Persino il suo motto “ miserando atque eligendo” (che significa lo guardò con misericordia e lo scelse) ci comunica sensazioni che da tempo l’istituzione non dava.

Dobbiamo scomodarla la Provvidenza, e crederci, se giusto oggi risuona così la prima lettura: “dice il Signore: ecco faccio una cosa nuova, proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?”

 

Don Umberto