La Via

La Via 24 maggio

 GLI UNDICI  (Mt 28,16-20).

Mi sono fermato alla prima parola del Vangelo di oggi: gli undici discepoli.

Magari vi strapperà un sorriso ma ovviamente ho pensato ad una squadra di calcio.

Si gioca infatti in undici ed è stato così da subito.

Nel college di Eton dove il calcio è nato gli alunni si sfidavano tra loro e le sfide erano tra camerate.

Una camerata era composta da 10 allievi, cui si aggiungeva il loro precettore.

Si trattava quindi di 10+1.

Nel caso degli apostoli invece si tratta di un 12-1.

Il risultato è lo stesso, ma il significato è completamente diverso.

Nel calcio quel numero significa una aggiunta; nel Vangelo una mancanza.

Dodici infatti era il numero delle tribù di Israele, il numero della pienezza, il numero che indica completezza.

Se ne togli uno, allora hai l’imperfezione.

Ci viene regalata così una bella immagine di Chiesa.

Questa è la nostra storia sin dagli inizi: una comunità imperfetta, segnata da una assenza, da una ferita che rimane sempre viva.

È questa Chiesa imperfetta che riceve da Gesù il mandato missionario.

Nel giorno in cui riprendiamo a celebrare l’eucarestia domenicale mi sembra importante rimettere al centro questa verità: è Dio che opera in noi anche e soprattutto attraverso i nostri limiti.

L’abbiamo vissuta in lungo e in largo l’esperienza del limite in questi mesi.

Probabilmente ci ha fatto soffrire.

Esiste però anche un altro modo di guardare a questo limite, a questa strutturale mancanza di cui siamo fatti: è il luogo nel quale Dio sceglie di rivelarsi.

Il nostro rimettersi in moto, sia quello sociale che quello ecclesiale, è a passo zoppicante.

Ma è proprio a noi che il Signore assicura la sua presenza.

Lasciamoci guidare.

Don Umberto