La Via

La Via 15 ottobre

DI FESTA IN FESTA (Mt 22,1-14)

Generalmente in vacanza si trova il tempo per leggere un po’ di più.
Almeno, a me succede.
Tra le letture estive mi è piaciuto un libro, dal titolo “Il cuore degli uomini”, di Nickolas Butler.
È la storia di due ragazzi cresciuti nello scoutismo che si ritrovano dopo 30 anni, ormai adulti, a discutere di lealtà e ipocrisia, di generosità ed egoismo, e di quanto avevano imparato da piccoli.
Apertura del libro: una festa. È il compleanno di Nelson, uno dei due.
C’è l’attesa dell’arrivo degli amici invitati; lo scorrere del tempo e nessuno che bussi alla porta.
La madre che consola il figlio in lacrime.
Il padre che cova rancore.
Finché, ormai a sera, dal fondo del viale compare un ragazzo, trafelato. Si scusa del ritardo, ma è venuto per festeggiare Nelson.
Unico ad alleviare il suo senso di abbandono.
È il finire dell’estate del 1962 e i due ragazzi non lo sanno che la loro amicizia sopravvivrà al tempo.
A motivo di una festa e di un invito accolto con gioia, con semplicità di cuore.
Anche il Vangelo di oggi parla di una festa. Non un compleanno, ma le nozze.
E di tanti rifiuti.
Lo sposo in questione è Cristo. La sposa Gerusalemme, la città santa nella quale egli sta per entrare.
Gli invitati sono i religiosi, i devoti credenti che trovano mille ragioni per non accogliere questa presenza.
Essa è invece accolta dagli abitanti della strada, i peccatori, i passanti casuali.
Accettano l’invito. Ne colgono l’assoluta gratuità, la bellezza, la sorpresa.
E se invece lo sposo fosse Dio e la sposa la nostra anima?
Se queste nozze dicessero quanta gioia prova Dio a voler unirsi a noi?
Invitati alla festa sono allora i nostri pensieri, i nostri sentimenti, i nostri gesti.
Con i quali, purtroppo, spesso rifiutiamo l’invito.
Perché abbiamo altro da fare; perché Dio non ci sembra urgente; o semplicemente perché ce ne dimentichiamo.
A volte l’invito è accettato, ma senza amore: come quelli che entrarono senza abito nuziale.
Avvertiamo da soli quanta desolazione ci procuri tutto ciò.
Forse da qui possiamo ripartire per chiedere a Dio che riaccenda il nostro amore spento.

Don Umberto