La Via

La Via 10 aprile

INCONTRARE DIO (Gv 21, 1-19)
Tutto era cominciato lì; proprio dal lago il Signore li aveva raccolti.
E anche quel giorno i discepoli non lo riconobbero fino a che il Signore non fece un gesto con cui loro potessero riconoscerlo.
Sembrano quasi strutturati così i racconti di resurrezione, con uno schema preciso: la Maddalena riconosce Gesù perché sente pronunciare il suo nome in un certo modo; i discepoli di Emmaus perché spezza il pane come nell’ultima cena; e stavolta gli apostoli lo capiscono dalla pesca miracolosa, già vissuta in passato con lui.
Sempre si ripete qualcosa di già capitato e allora, come una illuminazione, lo riconoscono e fremono per la sua presenza.
Anche per noi forse c’è questa nostalgia.
C’è il desiderio che il Signore si faccia riconoscere nella nostra vita e non solo nella nostra mente.
Vorremmo avere di nuovo l’impressione di sfiorarlo come forse qualche volta ci è capitato.
Penso a quei momenti in cui hai una particolare sensazione: quando ogni sguardo che rivolgi al cielo se è limpido,
ogni scintilla di luce che incontri tra gli alberi alla sera, ogni panorama che contempli dai colli che ci circondano ti
riempiono della profonda e incrollabile consapevolezza della presenza di Dio. Sono momenti speciali. È LA SENSAZIONE per eccellenza. Così bella che a volte si ha paura, almeno per me, di non riuscire a provarla più. Poi però, il Signore, che è buono, non ci priva di questa consolazione.
Sono questi i momenti che fanno la differenza, sia a livello personale che comunitario. Sono i momenti in cui si capisce l’abisso che c’è tra le cose ripetitive, consuete, banali e logoranti e la percezione profonda di una Presenza che allarga il cuore.
Attimi che il Signore regala. Ma forse non sono solo un puro dono.
Pasteur, che era un chimico e un biologo (e non so quanto credente) diceva che il caso aiuta solo una mente ben preparata. E credo non avesse torto.
Dio fa il dono delle sue consolazioni soprattutto a chi coltiva la familiarità con Lui.
Se non preghi, se non continui a fare il bene anche se vieni criticato, se assecondi la negatività, va a finire che non ti arriva più LA SENSAZIONE.
E questa sì che sarebbe una sventura.
Don Umberto