La Via 5 maggio

 DOPO LA MORTE…LA VITA!             (Gv 21,1-19).

 

Forse quella di oggi è un delle pagine più belle dell’intero Vangelo.

In esse si intrecciano una molteplicità di suggestioni.

Attraverso i simboli l’evangelista Giovanni ci tocca il cuore e ci conduce alla radice del nostro essere cristiani, del nostro agire e del nostro scegliere.

Il discepolo di Gesù, in ogni tempo, è dotato di due virtù: l’attenzione che nasce dall’amore e la prontezza dell’essere che nasce dal coraggio.

Queste due caratteristiche oggi sono espresse da due figure: il coraggio di agire è quello di Pietro che si tuffa in mare; lo sguardo d’amore è quello di Giovanni che riconosce il Signore.

Ci vogliono entrambe perché la vita cristiana sia autentica e porti frutto.

Senza lo sguardo in profondità si rischia di mancare gli obiettivi importanti.

Non essendoci discernimento, fatto nell’amore, le energie vengono sprecate per cose di poco conto.

E senza azioni concrete, tempestive e coraggiose, si rischia l’inerzia, la passività che ci fa rinchiudere in una fede molto devozionale e astratta.

Pietro e Giovanni quindi rappresentano la sintesi del discepolo.

È sufficiente tutto ciò per dare alla vita cristiana la sua pienezza?

No.

La nostra vita non è fatta solo di ciò che ci mettiamo noi. E per fortuna.

Senza l’intervento di Gesù ogni sforzo è vano.

Anche quello delle persone più preparate.

Questo è il senso della pesca miracolosa che sopraggiunge dopo una notte infruttuosa vissuta dai discepoli.

Quanti sforzi infruttuosi ci capita di vivere!

Nell’educazione dei figli; nella vita comunitaria e nelle relazioni con le persone; nella preghiera e nella vita cristiana che non riusciamo a migliorare,…

Di fronte a tutto ciò può succedere di sentirsi schiacciati da un senso di impotenza.

Una specie di sfiducia di fondo che penalizza anche le più buone intenzioni.

È in quei momenti che occorre alzare lo sguardo.

Il Signore è sulla riva.

Ci aspetta lì e ha già preparato qualcosa per noi.

Ci ha anticipato, perché il nostro sforzo non sia vano.

Don Umberto

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