Giona

Giona (VIII secolo a.C.Ninive, VIII secolo a.C.) è stato un profeta ebraico, il protagonista dell’omonimo libro dell’Antico Testamento. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica: si commemora il 21 settembre.

Per le caratteristiche del suo libro, che è sostanzialmente un racconto esemplare in soli quattro capitoli, il personaggio è di dubbio fondamento storico, sebbene richiami in II Re e nel Corano sembrino riferirsi al medesimo Giona figlio di Amittai che profetava a Ninive.

Nel capitolo 1 il Signore comanda a Giona, figlio di Amittai, di andare a predicare a Ninive. Giona invece fugge a Tarsis su una nave che è investita da un temporale e rischia di colare a picco dalla violenza delle onde. Giona allora ritrova improvvisamente il proprio coraggio e svela ai compagni di viaggio che la colpa dell’ira divina è sua, poiché ha rifiutato di obbedire al Signore.

E così, nel capitolo 2 Giona è gettato in mare, ma un “grande pesce” (da nessuna parte è precisato che si tratti di una balena) lo inghiotte. Dal ventre del pesce, dove rimane tre giorni e tre notti, Giona rivolge a Dio un’intensa preghiera, che ricorda uno dei Salmi. Allora, dietro comando divino, il pesce vomita Giona sulla spiaggia.

Nel capitolo 3, Giona ottempera la sua missione e va a predicare ai niniviti. Questi, contro ogni aspettativa, gli credono, proclamano un digiuno, si vestono di sacco e Dio decide di risparmiare la città. Ma qui riemerge l’istinto ribelle di Giona: lui non è contento del perdono divino, voleva la punizione della città di Ninive.

Così, nel capitolo 4, si siede davanti alla città e chiede a Dio di farlo morire. Il Signore fa spuntare un ricino sopra la sua testa per apportargli ombra ed egli se ne rallegra. Ma all’alba del giorno dopo un verme rode il ricino che muore, il sole e il vento caldo flagellano Giona, che invoca di nuovo la morte.

Nell’Antico Testamento

Riferimenti del profeta Giona nell’Antico Testamento, oltre che nel suo libro, li troviamo in II Re 14,25 che colloca al tempo di Geroboamo II la sua predicazione. Interessante è il fatto che Giona è ricordato in questo passo come “figlio di Amittai” che rende univocamente determinato il Giona di questo testo con quello del libro di Giona.

Nel Nuovo Testamento

La permanenza di Giona per tre giorni e tre notti nel ventre del pesce ha conosciuto un’importante lettura cristologica nel Nuovo Testamento. Così recita infatti Matteo 12,40):

« Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. »

Anzi, alla “generazione perversa” che domanda un segno, Gesù non promette altro che il segno di Giona. I tre giorni trascorsi da Giona nel ventre del mostro richiamano la resurrezione di Gesù “il terzo giorno”. Infatti, secondo il linguaggio biblico, “tre giorni” rappresenta lo spazio di tempo al di là del quale la morte è definitiva ed irreversibile. Ed anche la pronta conversione dei niniviti è contrapposta da Gesù all’incredulità dei suoi contemporanei.