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Perdonare le offese ricevute

“SETTANTA VOLTE SETTE”  (Mt 18, 22).

PERDONARE LE OFFESE.
Il Cristo risorto che si manifesta ai discepoli mostrando le ferite della crocifissione nel suo corpo e donando ai discepoli lo Spirito santo che consentirà loro di perdonare i peccati (cf. Gv 20,19-23), rivela che perdonare significa donare attraverso le sofferenze e il male subito, significa fare anche del male ricevuto l’occasione di un dono. Nel perdono non si tratta di attenuare la responsabilità di chi ha commesso il male: il perdono perdona proprio ciò che non è scusabile, ciò che è ingiustificabile – il male commesso – e che tale resta, come restano le cicatrici del male inferto. Il perdono non toglie l’irreversibilità del male subito, ma lo assume come passato e, facendo prevalere un rapporto di grazia su un rapporto di ritorsione, crea le premesse di un rinnovamento della relazione tra offensore e offeso.
Il perdono pertanto si oppone alla dimenticanza (si può perdonare solo ciò che non è stato dimenticato) e suppone un lavoro della memoria. Sigmund Freud afferma che se il paziente non ricorda, ripete. Il ricordo del male subito apre la via al perdono nella misura in cui elabora il senso del male subito: noi uomini non siamo infatti responsabili dell’esistenza del male o del fatto di averlo subito ingiustamente (e magari nell’infanzia o comunque in situazioni di assoluta nostra impotenza a difenderci e magari da persone da cui avremmo dovuto aspettarci solo bene e amore), ma siamo responsabili di ciò che facciamo del male che abbiamo subito. Il lavoro del ricordo che sfocia nel perdono può così liberare l’offeso dalla coazione a ripetere che lo porterebbe a compiere a sua volta e a riversare su altri il male che egli a suo tempo ha subito. Dietro l’atto con cui una persona perdona vi è già la guarigione della memoria: non si resta vittime del ricordo indurito e ostinato divenuto fissazione, non si resta in balia del risentimento, prigionieri dell’ombra lunga del male subito, ostaggi del proprio passato. Al tempo stesso il perdono implica un “lasciar andare”, uno spezzare non certo il ricordo, ma il debito contratto da chi ha commesso il male. L’atto del perdono si mostra così capace di guarire non solo l’offensore, ma anche l’offeso:
Il perdono è l’unica reazione che non si limita a reagire, ma che agisce nuovamente e inaspettatamente, non condizionato da un atto che l’ha provocato, e che quindi libera dalle sue conseguenze sia colui che perdona sia colui che è perdonato.

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