Rupnik, il colore dell’Amore

“Una pietra povera buttata in chissà quale angolo del mondo,
scartata, è però una pietra preziosa ed aspetta che qualcuno la
prenda con amore. Bisogna ascoltare la pietra, sentirla, non si
deve colpire con violenza, non si deve imporre la nostra volontà,
perché così la pietra si chiude come un riccio. Ma, se la apri lì
dove lei suggerisce, allora rimarrai stupito dalla meraviglia dei
colori cristallini che nasconde dentro, e allora ne prendi un’altra,
una terza, una quarta e poi le metti insieme e nasce un
mosaico”

ILFILM
“Il Colore dell’Amore” non è la biografia di un artista. Prendendo l’avvio dalla vicenda
concreta di Marko Ivan Rupnik, conosciuto a livello mondiale soprattutto per i mosaici
della cappella Redemptoris Mater in Vaticano, di Lourdes e Fatima, dai fatti che
hanno segnato la storia del suo paese e la sua infanzia, siamo condotti dentro il
processo della creazione artistica.
Il film fa vedere che l’arte, se vuol essere vera, deve fare i conti con la vita. La storia,
il sangue di cui essa è intrisa, le grandi domande di ciascuno, possono rimanere una
materia opaca, come la riga nera sul foglio tracciata col carbone. Ma, come il carbone
per l’artista è ciò con cui traccia un disegno che poi, nell’opera d’arte, è trasformato
in colore, così nella vita quanto in superficie è buio e ferita può essere trasformato in
luce. Tutto ciò che viene sofferto nel buio, perché si ama, nell’altro mondo non è buio,
ma luce. Chi ama prima o poi muore, perché si consuma, perché l’amore si realizza
con il sacrificio. Si scrive con la morte, ma rimane scritto nell’oro. Allora il carbone
nero con cui si disegna l’amore sulla terra, soffrendo e morendo diventa il colore della
carità, cioè il colore della luce.
L’arte rivela così la via di trasfigurazione del dolore, del male. L’artista, come un’ape,
va in ricerca per cogliere i granellini di luce, granellini di colore, e mettere insieme la
sua opera, che diventa pertanto una testimonianza alla vita.
E siccome la forza che trasfigura è l’amore, allora anche l’opera d’arte che vi attinge
non è individuale: gli artisti, lavorando con le pietre, cercando di comporle come loro
vogliono per diventare volto, sentono questa forza che li trasforma e li attira dalla soli-
tudine alla comunione. Il risultato è un’opera corale, frutto di un atelier che è perma-
nente cantiere comunitario.


Il video è stato tolto da you tube per motivi di copyright. Vi consigliamo l’acquisto presso edizioni LIPA.
Info alla segreteria di Roveleto

Regia: MARIA AMATA CALÒ
Scritto da: AURELIO MOLÈ
Direttore della fotografia: EDWARD ROY
Musica originale: JUAN MARTIN ETCHEVERRY
Musica di repertorio: MARCO FRISINA,
Lux Vide S.p.A, Laus Ed. Musicali S.r.l., Multimedia San Paolo
Montaggio: LORENZO GIOVANETTI
Direttore di produzione: LUCA VIAL
Operatore steadicam: LUCA BRESCHI
Operatore Jimmy-Jib: LUCA NONN